In questo 
								  ultimo ventennio una miriade di microstudi 
								  stanno alimentando lo sviluppo per la 
								  scrittura di una nuova storia, in alcuni casi 
								  ancora troppo legata ad interessi localistici 
								  ed in altri innovativa, ma per la maggior 
								  parte delle volte assente e troppo elaborata 
								  per il vasto pubblico che ha sete di sapere. 
								  Importanti edizioni universitarie ed 
								  artistiche pubblicazioni sponsorizzate da 
								  banche ed enti il più delle volte sono 
								  sconosciute agli studiosi, se non divulgate 
								  nei giusti canali bibliografici.
								  A 
								  questo si aggiunga che archivi ecclesiastici, 
								  fondi comunali, biblioteche ed archivi privati 
								  rappresentano l’altro settore che non potendo 
								  essere consultato crea dei vuoti nella 
								  conoscenza e nel caso in cui questo non 
								  avvenga, la maggior parte delle volte molti 
								  autori plagiano, quanto già è stato scritto, 
								  ma non pubblicato o addirittura trascrivono 
								  male testi greci e latini.
								  Un importante 
								  ed antico fondo di documenti imperniato sulle 
								  attività nei secoli degli abitanti di 
								  Paravento e di Frontone per lavorare le 
								  risorse offerte dal Monte Catria e dall’Acuto 
								  è stato da me scoperto nell’archivio storico 
								  della Chiesa e scomparsa Abbadia di S. Michele 
								  Arcangelo di Paravento. La storia della 
								  Abbadia era già stata tracciata da alcuni 
								  parroci e le controversie per il diritto al 
								  pascolo ed al taglio della legna erano state 
								  raccolte in migliaia di fogli sciolti che 
								  rappresentano i contratti, le testimonianze, 
								  le affide, gli impegni economici utili alla 
								  ricostruzione di una prima definizione dei 
								  confini che nei secoli hanno diviso questi 
								  territori. La lettura dei toponimi scomparsi 
								  mi hanno dato un importante sostegno per 
								  delineare le antiche strade, quelle strade che 
								  già più di duemila anni fa erano percorse 
								  dagli uomini di Frontone per sopravvivere 
								  lavorando la terra, allevando il bestiame e 
								  tagliando la legna dei boschi. Tutto questo 
								  grazie al Catria ed all’Acuto che hanno avuto 
								  una primaria funzione sacrale per gli Umbri ed 
								  i Romani e per quei monaci prima benedettini, 
								  poi avellaniti che nel periodo cristiano sono 
								  stati missionari per la divulgazione della 
								  parola di Cristo.
								  
								  La storia di Frontone vive nei quattro 
								  elementi che danno vita alla vita: terra, 
								  aria, acqua, fuoco,.
								  
								  La Montagna è terra bagnata dalle acque dei 
								  ruscelli che generano quanto occorra al 
								  sostentamento primario e nella quale nascono i 
								  boschi e la vegetazione, che producono l’aria 
								  che respiriamo e con il loro taglio alimentano 
								  il fuoco, produttore di vapore che rigenera 
								  acqua.
								  
								  Una dedica speciale vorrei farla al fratello 
								  di mio nonno Ernesto Paleani, Don Giovanni che 
								  con la sua dedizione fu il Pievano della 
								  chiesa di S. Savino dal 1890 al 1917, e in 
								  questo luogo nell’antichità era stato fondato 
								  un insediamento Umbro nel vocabolo 
								  Trebbio 
								  e dal quale si risaliva per la via sacra verso 
								  l’ara di Frontone, dove il Frontac - il 
								  sacerdote che interpreta i fulmini - dava i 
								  suoi responsi traendo le sue divinazioni dal 
								  Catria.
								  
								  Un ringraziamento per aver avuto l’occasione 
								  di consultare il fondo parrocchiale di S. 
								  Maria Assunta di Frontone a Don Ferdinando 
								  Radicchi; un saluto cordiale a Mario Bocchi 
								  che con la sua amicizia da oltre dieci anni 
								  scambiamo le nostre opinioni su l’Abbate 
								  Frontone, di cui nulla si sa di preciso e di 
								  cui una valida ricerca è stata improntata 
								  dallo stesso Bocchi; un ringraziamento a Don 
								  Gabriele, parroco della pieve di S. Stefano di 
								  Acquaviva e S. Michele Arcangelo di Paravento, 
								  che mi ha permesso di in-ventariare e 
								  consultare l’archivio parrocchiale 
								  comprendente il fondo antico dell’Abbadia e il 
								  fondo relativo ai rapporti degli Uomini di 
								  Paravento e di Frontone in causa con il 
								  Collegio Germanico di Roma e la Badia di S. 
								  Croce di Fonte Avellana relativamente ai 
								  diritti di uso della Montagna del Catria e 
								  dell’Acuto.
								  
								  Questa pubblicazione rientra nella serie dei 
								  volumi che commentano il tracciato che veniva 
								  percorso da Cagli fino a Sassoferrato, nella 
								  parte della Montagna opposta al percorso della 
								  strada consolare Flaminia.
								  
								  Il Catria, gli itinerari e le confinazioni 
								  antiche saranno l’argomento generale, 
								  lumeggiato dalla vecchie e nuove scoperte 
								  archeologiche in un ambiente millenario 
								  circondato da luoghi di culto pagani e 
								  cristiani.
								  
								  Frontone verrà esaminata nei minimi 
								  particolari archeologici in base alla 
								  restituzione di reperti che vanno dal XII sec. 
								  a. C. fino al II d.C. inquadrando l’area a 
								  confine tra l’attuale Umbria e Marche; in 
								  questo ambito viene creata una ipotetica 
								  pianta di percorsi tracciando le prime vie di 
								  transumanza nel periodo preromano o paleumbro 
								  (collegamento tra le valli del Cesano, Cinisco 
								  con il Catria e la valle del Candigliano e 
								  Metauro con il Nerone) fino a delineare i 
								  percorsi nel periodo romano, la 
								  Via sacra longobardorum
								  per giungere nel 
								  Gargano al Santuario di S. Michele Arcangelo e 
								  nel basso medioevo la strada di 
								  Corgnaletum 
								  che congiungeva Cagli con Serra S. Abbondio.
								  
								  Delineate le strade verranno stabiliti i 
								  confini del 
								  Castrum Frontoni 
								  e del suo luogo di culto dedicato alla S. 
								  Maria Assunta nel succedersi di varie epoche, 
								  tramite la ricostruzione dei termini tra 
								  territori limitrofi e l’uso ripetitivo nel 
								  tempo di toponimi.