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Ernesto Paleani scrittore

Cdrom Codice di San Gaudenzio: cartulario di un monastero riformato delle Marche

2009 Cdrom a cura di Ernesto Paleani. Dal volume "Codice di San Gaudenzio : cartulario di un monastero riformato delle Marche : (Senigallia, aa. 1106-1324) / a cura di Ettore Baldetti ; cooperatori Alberto Polverari + (regg. 5-119), Eros Gregorini (regg. 120-238), Simona Gambarara (indici) ; presentazione di Maria Giovanna Arcamone". CCXXI, 465, [9] c. di tav., di cui 2 ripieg., Cagli : E. Paleani, [2007], Fonti per la storia delle Marche. N. S ; 5

 

 

Nell’anno 1970 monsignor Alberto Polverari assegnò il nome virgolettato di “Codice di San Gaudenzio” ad un inedito cartulario, mancante della parte iniziale, conservato nell’Archivio di Stato di Pesaro, nel fondo delle Corporazioni religiose soppresse. Il Polverari, congiuntamente all’archivista Eros Gregorini, dette poi inizio alla trascrizione per l’edizione critica del cartulario, opera continuata dopo la sua morte da Ettore Baldetti, il quale ultimo ne ha curato la presente edizione integrale definitiva, dotandola di ampia e dotta Introduzione, di apparato critico, di commento esegetico, di Appendice, di 21 Tavole e di diversi Indici, in questa ultima parte coadiuvato da Simona Gambarara.

  Questo cartulario è la copia quattrocentesca (1428) di una raccolta di regesti, desunti dopo l’anno 1324 da documenti a carattere amministrativo, appartenenti al Monastero riformato benedettino di San Gaudenzio di Senogalia, comune litoraneo della medievale Marca d’Ancona, e attestanti i diritti di proprietà dell’ente religioso, il quale, ubicato nelle immediate vicinanze del centro urbano, lungo un antico diverticolo della Via Flaminia, era particolarmente legato alla città sotto il profilo religioso e politico per il tramite di importanti famiglie di ascendenza longobarda. L’origine del Monastero sembrerebbe potere essere fatta risalire al periodo della regina longobarda Teodelinda e all’indirizzo religioso Tricapitolino propugnato dalla monarchia longobarda tra la fine del secolo VI e gli inizi del VII.

  I regesti sono 326 e coprono l’arco di tempo compreso fra l’anno 1106 e il 1324: si tratta nella stragrande maggioranza di rinnovi di contratti enfiteutici. Questi furono gli anni durante i quali l’Abbazia di San Gaudenzio, forse per motivi politico-economici, da quegli stessi nobili di antica ascendenza longobarda che l’avevano fino allora gestita, era stata affidata alla giurisdizione del Monastero riformatore di Santa Maria di Sitria, fondato da San Romualdo nell’Appennino a occidente di Senigallia: questo, per la sua posizione strategica - si trovava nell’area di confine fra le Marche centrali, l’Umbria e il Patrimonium Sancti Petri - proprio in quegli anni aveva assunto grande rilevanza politica oltre che religiosa.

  La raccolta di regesti di questi atti amministrativi riguardanti le proprietà dell’Abbazia affiliata di San Gaudenzio fu dunque voluta dalla casa-madre, per la quale tali beni, trovandosi nell’area compresa fra il mare e la fascia pedemontana, costituivano la cosiddetta ‘Marina’.

  I 326 regesti aprono una finestra sulla vita di questa parte delle Marche centrali durante i secoli XII, XIII e XIV ineunte. Vi sono menzionate persone, con relativi luoghi e fatti, le cui vicende familiari e patrimoniali consentono di trarre conclusioni proprio per quei secoli durante i quali la storia politica, religiosa ed economica è in tutta l’Italia, ed anche nella restante Europa, molto intricata e ricca di fermenti e di contraddizioni, e in sostanza, ancora bisognosa di chiarimenti: “permettono infatti di lumeggiare un periodo ancora oscuro della storia della Marca d’Ancona, quello che va dall’anno della morte dell’imperatore Enrico IV agli inizi della ‘cattività avignonese’, quando i pontefici da Avignone sottopongono ad un più stretto controllo amministrativo gli enti ecclesiastici italiani”.

  Il nucleo della presente pubblicazione è certo rappresentata dall’impeccabile edizione dei regesti, corredati da puntuali commenti, ma ragguardevole è anche l’apporto dell’ampia Introduzione: in essa viene presentata con ricchezza di particolari la storia dell’Abbazia di San Gaudenzio di Senigallia e di quanto intorno ad essa si è mosso in quei secoli centrali del Medioevo. L’Introduzione si articola infatti in sei capitoli, ognuno dei quali rappresenta una sintesi fra le informazioni offerte dai regesti stessi e i risultati della ricerca storica su ognuno degli specifici argomenti.

  Dopo un primo breve capitolo, nel quale viene giustificata la scelta del titolo del volume e i legami fra “Codice” e “questione longobarda”, il secondo è una attenta ricostruzione del contesto geografico-storico nel quale si formò e operò il Monastero di San Gaudenzio, dalle origini longobarde al suo coinvolgimento con le aspirazioni delle famiglie aristocratiche locali e con le politiche imperiali e papali, fino alla crisi e decadenza nella prima metà del secolo XIV. Il terzo capitolo descrive gli Enti ecclesiastici, ai quali fanno appunto riferimento i regesti qui editi: fra questi occupa ovviamente una posizione di spicco proprio quello di San Gaudenzio; il quarto capitolo è dedicato all’ambientazione topografico-storica dei possessi di cui si tratta ed all’analisi prosopografica (e spesso anche linguistico-onomastica) dei nomi propri (latini, greci, germanici, italiani) di tutti coloro che con questi possessi erano a vario titolo collegati. Questo capitolo è di grande interesse per la conoscenza della storia economica, politica, linguistica, religiosa della città di Senigallia e per l’individuazione della posizione strategica della stessa Abbazia di San Gaudenzio. Gli ultimi capitoli descrivono il manoscritto e i criteri di edizione. Corona l’Introduzione l’ampia e aggiornata Bibliografia, la quale, insieme all’Introduzione, costituisce un’ottima base di partenza per ulteriori ricerche e riflessioni.

  Nell’Appendice sono stati editi documenti provenienti da altri fondi: essi datano dal periodo precedente, cioè quello durante il quale l’Abbazia di San Gaudenzio era autonoma e non ancora affiliata all’Abbazia di Sitria. Questi testi aiutano a comprendere l’ascesa del monastero di San Gaudenzio ed il suo legame con le famiglie aristocratiche dell’area.

  Non meno utili ed importanti sono gli Indici e non solo per la ricchezza di testimonianze antroponimiche e toponimiche offerte, ma soprattutto per il metodo adoperato, il quale consente confronti e verifiche con altre coeve regioni italiane, e li rende quindi altamente fruibili a coloro che, oltreché agli aspetti storico-politici, siano attenti anche a quegli aspetti linguistici e onomastici, i quali sono euristicamente precipui e fondamentali del progetto PatRom che ha dato vita a questa edizione.

 Maria Giovanna Arcamone

Dipartimento di Linguistica

Università degli Studi di Pisa

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