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Tratto che da S. Egidio alla Vibrata va verso
Ascoli Piceno
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Secondo alcuni scritti attribuiti a Plinio,
Sant'Egidio alla Vibrata fu un piccolo borgo romano con
l'originale denominazione di "ILIO", nome che è il
corrispondente italiano della parola latina Ilium; si pensa che tale nome
facesse riferimento alla antica città di Troia, dalla quale, secondo gli
scritti della tradizione storica ed epica i Romani pretendessero di aver
avuto discendenza (vedi Eneide).
Nel periodo di reggenza di Cesare
Augusto, la zona nella quale attualmente si trova la cittadina faceva
parte della quinta Regione d'Italia, il Piceno. La regione, come tutti i
territori romani, fu sconvolta dai tumulti e dalle razzie durante il
periodo dei barbari, fino alla rovinosa caduta dell'impero romano
d'occidente; l'ordine costituito venne ristabilito solo con l'avvento
della reggenza di Bisanzio. I Bizantini contribuirono allo sviluppo del
territorio.
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Porta
Gemina - Ingresso della Salaria in Ascoli Piceno
Nel
Medioevo la Porta Gemina è stata incorporata nel complesso delle
fortificazioni e ridotta ad un solo fornice per la presenza di una
chiesetta che occupava parte del terrapieno posto tra le mura esterne
medievali e quelle romane. Nel XIX secolo, durante lavori di
risistemazione, venne riportata alla luce, in linea con l'antico muro di
cinta, che continuava su per il pendio della Fortezza Pia e comprendente
ben cinque fortilizi, come attestano le carte topografiche del secolo
XVII.
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Porta
Gemina - Ingresso della Salaria in Ascoli Piceno
Internamente
alla citta' le opinioni sul tracciato seguito dalla Salaria sono
controverse, pare che un ramo secondario attraversasse il Ponte Augusteo,
detto di "Porta Cappuccina",che attraversa il Tronto, e
risalisse la regione con un percorso interno e in parte pedemontano nella
direttrice Asculum-Firmum -Urbs Salvi, serviva a Roma per
raggiungere l'Agro Gallico (Provincia di Ancona), l'altra usciva
da Ascoli e ad Est dal Ponte di Cecco o del Diavolo proseguiva verso
l'Adriatico sempre sulla sponda destra, leggermente sollevata
rispetto al fondo vallivo del Tronto, giungeva al mare, indi si proiettava
lungo la costa almeno fino ad Ancona prendendo il nome di Salaria Picena.
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La
Salaria ebbe interventi di ristrutturazione durante il periodo
augusteo e ben mantenuta durante il periodo imperiale, nei secoli
successivi decadde progressivamente per ridursi a tratti adibiti a
traffico locale, continuamente modificati in seguito alle numerose piene
del Fiume Tronto e alla mancanza di una vera manutenzione, tanto da
far diventare veramente difficoltose le comunicazioni con il reatino.
Una situazione che si e' mantenuta inalterata fino all'unita' d'Italia
quando si decise di riprestinare il percorso della vecchia consolare,
abbandonando i progetti per una nuova Salaria, che torno' ad essere
strada nazionale con una Legge del 1906.
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Addossato
al fianco del colle Pelasgico, vicino alla piazza Cecco d'Ascoli, è
datato tra il I secolo a.C. ed il I secolo d. C., periodo degli ultimi
ampliamenti.
La
presenza del teatro è significativa dell'alto livello culturale raggiunto
dalla città all¹epoca romana ed attesta l'alto potere sul territorio
circostante. Il diametro massimo della cavea era di m. 95. Scavi eseguiti
negli anni Trenta e Cinquanta hanno portato alla luce i radiali della
cavea in opus reticulatum, l'orchestra corrispondente alla nostra platea,
la praecinctio o corridoio semianulare tra le gradinate e la summa cavea,
vale a dire la parte alta delle gradinate.
Accanto
al pulpitum si notano discreti resti di un vano abside, avente
probabilmente funzione complementare di servizio.
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Il Ponte di Cecco è un antico ponte di
Ascoli Piceno che fu costruito per attraversare il Torrente
Castellano, nei pressi di Porta Maggiore, e conduce al Forte
Malatesta .
Ha una struttura leggera ed appare nel
suo profilo sottile, realizzato in travertino e pietra, si distingue
candido e chiaro tra una ricca vegetazione circostante. Ostenta, ancora
oggi, intatta la sobrietà di proporzioni e di linee tipiche dei
monumenti della Roma Repubblicana.
È stato erroneamente identificato, per
lungo tempo, come un’opera medievale.
Questo ponte, sottoposto a seri studi
scientifici, è stato catalogato come di sicura costruzione romana,
dell'età repubblicana.
Con molta probabilità era l’uscita
orientale della Strada Consolare Salaria che in quel tempo attraversava tutta
la città.
Costruito con conci di pietra, si
presenta con due arcate: la maggiore, centrale, con una luce di m.
14,50, la minore, laterale, con una luce di 7,50 m.
La sua altezza dal pelo dell’acqua è
di 25 m.
Nella zona centrale della struttura si
vede una costruzione a forma di casupola, questa era il necessario
alloggiamento per incardinare il portone d'ingresso alla città.
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Il complesso della Fortezza
Malatestiana spicca all’interno del panorama monumentale ascolano per la
sua grandezza e per la sua forma attuale, a pianta stellata, conferitagli
dal progetto di ristrutturazione di Antonio da Sangallo il Giovane
per volere del Papa Paolo III.
La sua sorte è stata di essere
ripetutamente danneggiato, quasi distrutto e ricostruito nel corso dei
secoli.
L’area su cui sorge fu sede, nel
primo periodo dell’età imperiale romana, di un “termarium”
alimentato dall’acqua salmacina canalizzata e proveniente dalla sorgente
di Castel Trosino.
Tracce evidenti sono i resti
dell’acquedotto in “opus reticulatus”.
Marcucci, nell’anno 1776, descrive un
camerone interno con vasca e fontanina usati per l’impianto delle
terme. La ristrutturazione del Forte del 1836 - 1840 ha cancellato le
tracce delle vestigia romane e ha trasferito nella vicina chiesa di San
Vittore un blocco di travertino di una trabeazione.
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Il Forte sorge nelle immediate vicinanze
del Ponte di Cecco, lungo il greto del Torrente Castellano ed è
costeggiato dall’antico percorso cittadino della Consolare Salaria.
Le opere difensive verso il Ponte furono aggiunte dai Piceni dopo la aver
subito la sconfitta procurata da Gneo Pompeo Strabone nel 91 a.C.
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