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Fara
in Sabina |
Fara in
Sabina è un comune di
La
storia del paese di Fara e della sua Rocca sono
strettamente collegati con quella dell’Abbazia
di Farfa. L’abbazia fu fondata nel VI sec. per
volere di S. Lorenzo Siro vescovo di Forum Novum,
antico municipio romano (Vescovio). Distrutta
durante le invasioni Longobarde, fu il monaco
savoiardo Tommaso di Moriana, secondo fondatore di
Farfa, nel 680 a risollevarne le sorti. Il centro
religioso divenne in poco tempo uno dei maggiori
poli culturali e politici del Medioevo nella
Sabina. Vi soggiornò anche l’imperatore Carlo
Magno, durante il suo viaggio a Roma, per ricevere
l’investitura imperiale dal Papa. Nel 775
l’Abbazia aveva ottenuto, infatti, da parte
dell’imperatore Carlo Magno, il privilegio
dell’autonomia da ogni potere civile e
religioso, privilegio che permise all’Abbazia di
svilupparsi e di arricchirsi di nuovi
possedimenti, e di diventare una delle più
importanti e potenti dell’Italia Centrale.
Raggiunse il suo massimo splendore nel IX sec.
come badia imperiale carolongia, venne conquistata
e gravemente danneggiata nel 898 dai saraceni.
Tornò ai monaci nel 927; nel XI secolo con la
riforma cluniacense, divenne la sede di un dei più
importanti scriptorium, il quale produsse molti
codici miniati con minuscola romana detta “farfense”.
Durante le lotte per le investiture si schierò
dalla parte dell’impero, temendo che un
rafforzamento della Chiesa avrebbe minato la sua
indipendenza e autonomia. Il XII secolo fu per
l’Abbazia l’inizio del declino sia economico
che spirituale, divenne infatti commenda di
cardinali e delle grandi famiglie papali: Orsini,
Farnese e Barberini. Il primo Abate Commendatario
agli inizi del XV fu Carbone Tomacelli, cardinal
nipote di Bonifacio IX (1389 – 1404).
L’abbazia fu soppressa nel 1842. L’abbazia è
racchiusa entro una cinta muraria fortificata,
entro la quale è stato edificato anche il piccolo
borgo medievale. Vi si accede tramite un bel
portale romanico con aggiunte gotiche del 1210
opera di Anselmo da Perugia, di fronte al quale si
trova la chiesa restaurata nel 1492 per volere del
cardinale Orsini. Si entra nella chiesa tramite un
portale gotico, al di sopra del quale si trova un
affresco di Cola dell’Amatrice del 1508;
l’interno è a tre navate divise dalle
originarie colonne ioniche del XII sec. Il
soffitto a cassettoni, con stemma degli Orsini è
databile al seconda metà del XV sec.
Il soffitto del transetto e dell’abside sono
decorati con inconsuete (per un luogo sacro)
grottesche opera degli Zuccari e scuola. Al di
sotto dell’altare maggiore è possibile vedere
l’apparto murario originario della primitiva
chiesa, con frammenti del pavimento cosmatesco e
un altare carolingio. Il campanile romanico
conserva nella base affreschi del IX – X sec.
Intorno alla seconda metà del XI secolo il paese
e la rocca di Fara sottostavano già alla potente
Abbazia; fu infatti l’imperatore Enrico IV a
conquistarla e nel 1084 la donò all’Abbazia.
Con il declino dell’Abbazia nel XV sec. passò
agli Orsini, ai quali venne sottratta nel 1641, da
Federico di Montefeltro, per un breve periodo.
Il paese mantiene ancora il suo tipico aspetto
medievale, con caratteristici palazzetti
quattrocenteschi e cinquecenteschi, tra le chiese
merita particolare attenzione la Collegiata
dedicata a S. Antonino. La facciata è del XVI
sec., all’interno sugli altari laterali tre tele
rappresentanti S. Anna che ammaestra la Vergine
Maria di V. Manetti, il Crocefisso tra la Madonna
e S. Giovanni Evangelista, di probabile scuola di
Guido Reni, e S. Antonio nel deserto di Angelo
Maria Camponeschi. All’interno della cappella
del SS. Sacramento un bel tabernacolo a forma di
tempietto classico opera del Vignola.
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