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                       D I P A R T I M E N T
                      O   P O L I T I C H E   D E L L A
                        Q U A L I T A'   A M B I E N T A L E
                        
                      
                      
                      
                       
                       
                      
                      
                        
                          
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                               INSUGHERATA 
                               
                               
                              Ubicazione e perimetro: 
                              Il biotopo dell'Insugherata, posto nel settore
                              nord-ovest della città, è costituito da un'area
                              che si estende tra i nuclei insediativi sorti
                              sulle strade consolari della via Cassia e della
                              via Trionfale e la collina a ridosso del fosso
                              della Rimessola. Il settore nord del parco è
                              attraversato trasversalmente dal G.R.A. che
                              passando in viadotto non interrompe del tutto la
                              continuità del comprensorio. 
                              Per la sua collocazione l'area dell'Insugherata,
                              oltre a rappresentare un polmone verde
                              indispensabile per la città, insieme ai
                              comprensori del Pineto e di Veio tra cui si
                              inserisce come collegamento naturale, realizza un
                              cuneo di verde che dalle zone più centrali della
                              città si allarga in direzione nord ovest oltre i
                              confini delle aree urbanizzate. Morfologicamente
                              l'area dell'Insugherata si presenta molto
                              articolata e caratterizzata da estesi pianori su
                              modesti rilievi collinari tra cui è possibile
                              spaziare verso il sistema collinare a nord della
                              città, solcati da una serie di vallecole che
                              confluiscono nelle valli principali dell'Acqua
                              Traversa e dei suoi immissari fosso dell'Insugherata,
                              fosso della Rimessola e fosso dei Frati. Gli
                              elementi caratterizzanti di quest'area,
                              compromessa solo ai margini lungo le vie consolari
                              da intensi processi edificatori che non hanno
                              interessato le aree interne perché, ha differenza
                              di molte aree di proprietà privata, apparteneva
                              al patrimonio del Pio Istituto di S.Spirito ed
                              affittato per usi agricoli , sono la varietà e la
                              rarità in uno spazio limitato di paesaggi e
                              associazioni vegetali ancora prossimi allo stato
                              di naturalità e la presenza di specie poco
                              diffuse nella Regione come l'agrifoglio. Il
                              maggior pregio è dato dalla vegetazione di tipo
                              mediterranea, lembi residui di antiche foreste,
                              che ricoprono le pendici delle vallecole con
                              notevoli estensioni di sughere o si presentano in
                              bellissimi esemplari isolati di notevoli
                              dimensioni lasciati nei prati una volta a pascolo
                              a protezione delle greggi. Accanto a questa
                              vegetazione, amante del caldo e del terreno secco,
                              si trovano formazioni boschive di ambienti freschi
                              ed umidi. Coltivi o seminativi hanno sostituito
                              gli antichi pascoli nei pianori sulla sommità
                              delle collinette e nelle vallecole dove non
                              interessate da fitta vegetazione idrofila. Lungo
                              le consolari che seguono percorsi di crinale sono
                              distribuite notevoli emergenze archeologiche quali
                              resti di ville romane, sepolcri ed il tracciato
                              interrato dell'acquedotto Traiano -Paolo.
                              All'interno dell'area, che in parte corrispondeva
                              alla tenuta di "Inzuccherata", censita
                              al Catasto Alessandrino, si trovano inoltre resti
                              di una necropoli, numerose aree fittili nonchè
                              resti di una torre medioevale e dei casali
                              moderni. Le finalità da perseguire nella
                              realizzazione del Parco dell'Insugherata sono
                              volte a costituire un parco
                              naturalistico-archeologico che conviva con le
                              vocazioni agricole di parte del territorio. Sono
                              indirizzate pertanto al risanamento, alla tutela,
                              conservazione e valorizzazione dell'ambiente
                              naturalistico, al recupero e valorizzazione delle
                              emergenze archeologiche ed alla conservazione
                              delle vocazioni agricole del territorio. 
                               
                              Aspetti geomorfologici: 
                              Il territorio e' compreso nell'ambito del bacino
                              idrografico del Fosso dell'Acqua Traversa: la
                              morfologia del territorio e' notevolmente
                              articolata con valli solcate da fossi e collinette
                              più' o meno estese. Alle quote superiori ai 100
                              m. s.l.m. affiorano tufi del pleistocene
                              depositatisi a seguito dell'attività' del
                              complesso vulcanico sabatino. Sotto i tufi a quote
                              medie affiorano depositi prevalentemente sabbiosi
                              che si arricchiscono di argille che rendono i
                              suoli impermeabili: i tufi per lo più' di natura
                              tenera ed i terreni incoerenti come le sabbie sono
                              facilmente erosi o alterabili dalle acque
                              meteoriche creando spesso smottamenti anche di
                              rilevanti dimensioni: ciò' rappresenta una
                              particolare emergenza per quest'area. Nelle sabbie
                              e nei limi argillosi rilevante e' la presenza dei
                              fossili testimonianza dell'antico mare costiero,
                              che occupava tutto l'Agro Romano. 
                                
                              Aspetti botanici: 
                              Il territorio rappresenta un rilevante corridoio
                              naturalistico tra i confini urbanizzati a Nord
                              della città ed il grande sistema Veio-Cesano.
                              Alla articolata morfologia del territorio
                              corrisponde una varietà' di paesaggio vegetale
                              con fitocenosi che si distribuiscono in funzione
                              dei gradienti di pendio, dell'umidità' dei suoli,
                              dell'esposizione, della temperatura. Le formazioni
                              boschive rispecchiano tipologie legate sia alla
                              macchia mediterranea che ad ambienti più' umidi e
                              freschi. Sulle pendici esposte a sud sud-ovest si
                              sviluppano boscaglie termofile con querce legate
                              alla vegetazione mediterranea dove si estende la
                              sughera (Quercus suber) in tipiche formazioni
                              compatte, il leccio (Quecus ilex), la roverella (Quercus
                              pubescens) associate allo strato arbustivo tipico
                              della macchia mediterranea con i cisti, l'erica,
                              il lentisco, la fillirea,. In condizioni più
                              mesofile e su pendici a settentrione si ha una
                              vegetazione decisamente diversa con un ambiente
                              forestale caratterizzato da boschi misti che
                              risultano i meglio conservati e di notevole
                              rilevanza in quanto tendenti allo sviluppo di una
                              foresta d'alto fusto: sono composti per lo strato
                              arboreo da carpino nero (Ostrya Carpinifolia)
                              orniello (Fraxinus ornus), carpino bianco, (Carpinus
                              betulus) farnia (Quercus Robur), acero (Acer
                              Campestre); il relativo sottobosco è
                              particolarmente ricco: da segnalare la presenza in
                              condizioni di naturalità di agrifoglio (Ilex
                              aquifolium) e di bucaneve (Galanthus nivalis).
                              Presente una facies a Castanea sativa con castagni
                              secolari ed una facies a Corylus avellanna con
                              splendidi esempi di noccioleti. I versanti meno
                              esposti a sud si arricchiscono di essenze arboree
                              caducifoglie quali il cerro (Quercus cerris), il
                              nocciolo (Corylus avellana), l'orniello (Fraxinus
                              ornus). Lungo i corsi d'acqua e nelle aree umide
                              di fondovalle sono presenti: salice bianco (Salix
                              alba) pioppo bianco (Populus alba e popolamenti a
                              cannuccia palustre (Phragmites australis))
                              cannuccia comune (Arundo donax); notevole è la
                              presenza di felci: Polisticum setiferum, Asplenium
                              onopteris, Equisetum Telemateja mentre le zone
                              umide periodicamente allagate sono ricche di
                              specie dei generi Carex e Juncus. Presenti inoltre
                              varie specie di orchidee spontanee tra cui la
                              Platantera comune. 
                               
                              Aspetti faunistici: 
                              L'area è riccamente popolata sia dall'entomofauna
                              che dai vertebrati. Tra i mammiferi oltre il
                              riccio (Erinaceus europaeus), sono presenti la
                              talpa (Talpa sp) la volpe comune (Vulpes vulpes)
                              la donnola (Mustela nivalis), tra i roditori
                              troviamo l'istrice (Hystix cristata), il
                              moscardino (Muscardinus avellanarius), il topo
                              selvatico (Apodemus sylvaticus), l'arvicola di
                              Savi (Microtus Savi). Numerosi sono gli uccelli:
                              nidificante è il gheppio (Falco tinnunculus),
                              nonchè il fagiano (Phasianus colchicus), la
                              tortora (Streptopelia turtur) ed il cuculo (Cuculus
                              canorus). Sono presenti, inoltre, tutti i Rapaci
                              notturni nidificanti a Roma e cioè il barbagianni
                              (Tyto alba), l'assiolo (Otus scops), la civetta (Athene
                              noctua), l'allocco (Strix aluco) ed il gufo comune
                              (Asio otus), da segnalare anche la nidificazione
                              del gruccione (Merops apiaster), dell'upupa (Upupa
                              epops), del picchio verde (Picus viridis) e del
                              picchio rosso maggiore (Picoides maior). Tra i
                              rettili abbastanza comuni sono l'orbettino (Anguis
                              fragilis), il cervone (Elaphe quatorlineata), la
                              biscia dal collare (Natrix natrix) il saettone (Elaphe
                              longissima) ed il Biacco (Coluber viridiflavus)
                              nonchè le specie complementari nella catena
                              alimentare come il topolino delle case ed il
                              riccio. Numerosa la presenza di anfibi legati alle
                              zone umide ed ai corsi d'acqua tra cui il tritone
                              punteggiato (Triturus vulgaris), il rospo comune (Bufo
                              bufo) il rospo smeraldino (Bufo viridis), la
                              raganella ( Hyla arborea) , la rana verde (Rana
                              esculenta) e tra i rettili la testuggine d'acqua (Emys
                              orbicularis). 
                               
                              Preesistenze storiche: 
                              L'area dell'Insugherata in parte corrispondente
                              all'antica tenuta già censita nel Catasto
                              Alessandrino (1660) con il nome di
                              "Inzuccherata". risulta compresa nel
                              triangolo territoriale percorso dal Fosso
                              dell'Acqua Traversa e delimitato dalla via Cassia
                              e dalla via Trionfale. Le due antiche strade, che
                              seguono percorsi di crinale, individuano anche la
                              fondamentale innervatura del sistema territoriale.
                              Le principali emergenze archeologiche sono
                              distribuite, infatti, lungo il tracciato delle due
                              strade. Lungo La via Cassia si registrano resti di
                              ville romane e dei relativi sepolcri, quali la
                              villa di Lucio Vero, nell'ambito di villa Manzoni,
                              ed il sepolcro di P. Vibio Mariano che ha tramesso
                              all'intera contrada il toponimo di " Tomba di
                              Nerone". Lungo la via Trionfale, oltre al
                              passaggio in condotto sotterraneo dell'acquedotto
                              Traiano-Paolo, si segnalano i rivestimenti
                              relativi all'ambito arcaico di Colle S.Agata,
                              ormai non più rilevabili sul posto. Nella zona
                              interna, caratterizzata da pianori separati dai
                              tributari di destra del Fosso dell'Acqua Traversa,
                              si notano affioramenti ceramici indicanti siti di
                              insediamenti romani ed i resti di una torre
                              medioevale già registrata in IGM con la dicitura
                              "ruderi". L'area della tenuta, quasi
                              completamente boschiva, in epoca medioevale
                              risulta già coltivata con appezzamenti vignati;
                              rimane visibile sulla via Trionfale, sebbene
                              circondato dalle moderne urbanizzazioni, l'antico
                              casale dell'Insugherata. Alla confluenza delle due
                              strade, merita particolare attenzione il borgo
                              della Giustiniana che ripete un precedente
                              agglomerato rustico di età medioevale e, forse,
                              romana. 
                               
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                            | 
                               VALLE DEI
                              CASALI 
                               
                               
                              Ubicazione e perimetro: 
                              La Valle dei Casali ha avuto nel territorio
                              dell'Agro Romano, per la sua collocazione tra il
                              centro urbano e le grandi vie di comunicazioni, un
                              particolare valore le cui caratteristiche di
                              omogeneità storico-ambientale e d'insieme sono
                              ancora chiaramente leggibili. L'elemento dominante
                              di questa area, sviluppatosi nella zona a partire
                              dall'epoca tardo rinascimentale, risiede nella
                              conservazione dell'articolato sistema di casali di
                              estremo interesse tipologico e storico ambientale
                              posti in un contesto di campagna romana costituita
                              da coltivazioni agricole e prati pascoli che si
                              integrano con la vegetazione umida dei corsi
                              d'acqua, nel quale emerge la settecentesca villa
                              York, raro esempio di tipica "vigna
                              romana" realizzata secondo la concezione
                              inglese del paesaggio naturale. 
                              Da un punto di vista topografico la valle si
                              estende per oltre 6 Km con direzione nord-sud da
                              Villa Panphyli e via Aurelia Antica fino ai monti
                              del Trullo ed è delimitata storicamente ad est e
                              ad ovest da strade di crinale: sul proseguimento
                              della via Olimpica , la via del Casaletto ed a
                              partire dal Forte Aurelio, via di Bravetta e Via
                              Casetta Mattei. Trasversalmente la valle è
                              attraversata di via della Nocetta che costeggia
                              villa Panphily e da via Portuense.
                              Morfologicamente l'area del parco si presenta come
                              un altopiano ondulato che con un movimento di
                              collinette degrada verso il Tevere, inciso da nord
                              a sud dal fosso dell'Affogalasino che riceve le
                              acque di numerosi rigagnoli , dal fosso di S.
                              Passera e dal fosso di Papa Leone. Lungo gli assi
                              stradali citati e la via del Trullo è addensata
                              una intensa urbanizzazione mentre le aree interne
                              risultano interessate solo marginalmente da
                              edificazione sparsa e presentano ancora notevoli
                              caratteristiche naturalistiche e paesaggistiche.
                              L'area della Valle dei Casali risulta inoltre
                              strategica per collegare tra loro il sistema di
                              ville storiche del settore sud ovest della città
                              costituito da Villa Panphily, Villa Carpegna,
                              Villa Abamelek, Villa Piccolomini, Villa Flora e
                              Villa Bonelli realizzando un corridoio di verde
                              fino alle sponde del Tevere. Tra le aree che hanno
                              conservato intatte le caratteristiche
                              storico-ambientali in particolare ricordiamo la
                              villa York, i casali posti sulla collinetta
                              percorsa da vicolo Silvestri e sull'area del Buon
                              Pastore a nord ed al di là della via Portuense,
                              il complesso di Villa de Angelis ed il monte del
                              Trullo, limite sud estremo del parco, che si
                              affaccia sulla Valle del Tevere. Le peculiarità
                              del parco urbano della valle dei Casali è quindi
                              quella di un parco- campagna inserito in un
                              contesto urbanizzato, le cui finalità dovranno
                              essere la tutela, conservazione e valorizzazione
                              naturalistica, il recupero e valorizzazione della
                              villa York, del sistema dei Casali e della
                              Cappella di Sant'Agata nonchè la protezione,
                              riassetto e l'eventuale rilancio delle vocazioni
                              agricole. 
                               
                              Aspetti geomorfologici 
                              La valle è caratterizzata morfologicamente da un
                              altopiano che raggiunge gli 80 m. s.l.m. e degrada
                              verso il Tevere con un andamento ondulato
                              movimentato da collinette che interrompono
                              l'aspetto continuo tipico della Campagna romana ;
                              da un punto di vista geologico rispecchia la
                              stratificazione presente nel sottosuolo di Roma:
                              sulle antiche rocce calcaree sono sovrapposte le
                              argille, le sabbie e ghiaie di origine marina e
                              fluviale a loro volta ricoperte dai depositi
                              vulcanici; l'azione erosiva del Tevere e dei suoi
                              affluenti ha poi disarticolato il territorio
                              formando diverse fascie pianeggianti con depositi
                              alluvionali di sabbie e ghiaie. 
                              L'altopiano è inciso da Nord a Sud da Fosso dell'Affogalasino,
                              che riceve le acque del Fosso della Nocetta e di
                              un notevole numero di rigagnoli minori suoi
                              influenti a destra e a sinistra lungo il suo
                              decorso fino alla via Portuense, dove è
                              affiancato da altri fossi : il Fosso di S.Passera
                              e il Fosso di Papa Leone. 
                               
                              Aspetti botanici: 
                              La vegetazione che ricopre il territorio della
                              Valle dei Casali risponde all'uso del suolo
                              prevalentemente agricolo, alla presenza di una
                              fitta rete di fossi e del fiume Tevere ed alla
                              adiacenza al tessuto urbanizzato della città. La
                              valle si insinua in direzione sud-ovest nel
                              tessuto della città e, analogamente a quanto
                              accade nel quadrante sud-est della città, con
                              l'area della valle della Caffarella, rappresenta
                              un cuneo di verde che collega le ampie piane
                              alluvionali del Tevere e le pianure costiere con i
                              territorio edificato ed il centro della città
                              attraverso la Villa Pamphily ed il Gianicolo. La
                              maggior parte del territorio dei fondovalle è
                              adibito ad uso agricolo con coltivazioni che si
                              estendono anche sulle modeste alture dolcemente
                              ondulate generalmente coltivate ad uliveti ed a
                              vite. Le aree residuali dei fondavalle e le aree
                              delle collinette e dei pendii, con precedente
                              utilizzazione agricola, sono caratterizzate da una
                              copertura vegetazionale di comunità dominate da
                              varie specie di graminacee che si sviluppano su
                              terreni incolti quali il falso grano (Dasypirum
                              villosum), il forasacco (Bromus gussonei). In aree
                              incolte di bordo, limitrofe l'abitato, e su suoli
                              più ricchi di nutrienti prevalgono comunità di
                              orzo mediterraneo (Hordeum leporinum) e miglio e
                              pabbio. (Panico-Setarion comm) Le aree a
                              prato-pascolo cespugliato ed arborato ed alcune
                              pendici sfuggite a coltura sono caratterizzate da
                              vegetazione seminaturale riconducibile al climax
                              della Campagna romana caratterizzata per lo strato
                              arboreo da elementi di leccio (Quercus ilex),
                              cerro (Quercus Cerris), acero (Acer Campestre) e
                              per lo strato arbustivo da ginestra (Spartium
                              junceum), alaterno(Rhamnus alaterno). Sia i
                              coltivi che la vegetazione degli incolti e le
                              fitocenosi a prato-pascolo si integrano con la
                              vegetazione umida dei corsi d'acqua caratterizzata
                              dalla presenza di comunità a salice bianco (Salix
                              alba), olmo (Ulmus minor), pioppo (Populus alba )
                              , canneti a cannuccia palustre (Phragmites
                              australis) e canneti di origine artificiale: canna
                              comune (Arundo donax). Sempre in zone
                              prevalentemente umide si sviluppano siepi a
                              prugnolo (Prunus spinosa) e roveti a rovo (Rubus
                              ulmifolius). Da segnalare la presenza di
                              alberature di origine antropica utilizzate per
                              delimitare filari o per uso ornamentale ormai da
                              tempo introdotte che rappresentano una
                              cararatteristica tipica del territorio romano tra
                              esse: pini, cipressi,cedri, palme. 
                               
                              Aspetti faunistici: 
                              Le comunità faunistiche presenti sono tipiche dei
                              sistemi agricoli e degli ambienti verdi aperti di
                              estensione limitata e soggetti a disturbo
                              antropico tra i mammiferi troviamo la volpe (Vulpes
                              vulpes) e la donnola (Mustela nivalis). Tra i
                              roditori si registra la presenza dell'arvicola di
                              Savi (Microtus savi), il topo selvatico (Apodemus
                              sylvaticus), il topolino selvatico (Mus domesticus),
                              il ratto nero (Rattus rattus) e tra gli
                              insettivori il riccio (Erinaceus europaeus), , la
                              crocidura minore (Crocidura suaveolens) ed i
                              mustiolo ( Suncus etruscus). La presenza di siepi
                              intercalate ai coltivi, ricche di frutti favorisce
                              il rifugio, l'alimentazione e la riproduzione
                              dell'avifauna: presenti il fringuello (Frigilla
                              coelebes), il verzellino (Serinus serinus) , la
                              cornacchia grigia (Corvus corone cornix), il
                              rondone (Apus apus), la rondine (Hirundo rustica).
                              Tra l'avifauna delle vaste aree erbacee aperte
                              troviamo comunità ornitiche tipiche appartenenti
                              ai passeriformi quali l'allodola (Aluada arvensis)
                              e la calandrella (Calandrella brachydactyla). Per
                              quanto riguarda gli uccelli ricordiamo ancora il
                              Gheppio (Falco tinnanculus) ed il nibbio bruno (Milvus
                              migrans) presente principalmente per ragioni
                              trofiche. Tra i rapaci notturni sono rinvenibili
                              il barbagianni (Tyto alba) e la civetta (Athene
                              noctua) tipici frequentatori dei casali
                              abbandonati nonchè l'Allocco (Strix aluco)
                              diffuso nelle zone boscate. Tra i rettili
                              discretamente diffuse risultano la lucertola
                              campestre (Podarcis sicula) e la lucertola
                              muraiola (P. muralis) mentre più raro è il
                              ramarro (Lucertola viridis ); nelle abitazioni e
                              nei casali abbandonati e poi possibile rinvenire
                              anche l'emidattilo (Hemidactylus turcicus) ed il
                              geco comune (Tarentola mauritanica). Tra i
                              serpenti ricordiamo il biacco (Coluber
                              Viridiflavus) e il saettone (Elaphe longissima ).
                              Gli anfibi sono rappresentati dal rospo comune (Bufo
                              bufo) e dalla rana verde (Rana esculenta). 
                               
                              Preesistenze storiche: 
                              Le non abbondanti testimonianze archeologiche,
                              soprattutto necropoli e catacombe, risultano
                              concentrate nell'ambito della Villa Pamphily e
                              lungo le antiche direttrici stradali della via
                              Aurelia, della via Vitellia e della via Portuense.
                              Altre presenze, riferibili sostanzialmente a Ville
                              rustiche ed ai relativi impianti tecnici, sono
                              state episodicamente segnalate dalla bibliografia
                              specialistica in materia nella zona compresa tra
                              le dorsali collinari percorse dalla via del
                              Casaletto e dalla via di Casetta Matteri che
                              probabilmente ripetono antichi tracciati stradali.
                              L'interesse maggiore della zona risiede, invece,
                              nella conservazione dell'articolato sistema di
                              ville e di casali che riflettono il marcato
                              frazionamento terriero sviluppatosi nella zona a
                              partire dall'epoca tardo rinascimentale. Fra i
                              complessi più significativi si segnalano la Villa
                              York, la Villa Consorti, i Casali in vicolo
                              Silvestri e nell'area del Buon Pastore, la serie
                              di casali lungo via del Casaletto fino al
                              complesso della Beata Vergine del Monte Carmelo e
                              della Parrocchietta; si segnalano, al di là della
                              via Portuense, il complesso di Villa De Angelis,
                              lungo il vicolo Clementi e, lungo via
                              dell'Imbrecciato, il Casale Pino Lecce e quello di
                              Torre Barricello. Altre significative strutture
                              risultano drasticamente ristrutturate ed inserite
                              in recenti complessi edilizi. 
                               
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                              VEIO 
                               
                               
                              Ubicazione e perimetro: 
                              Il vasto comprensorio del Parco di Veio, area di
                              elevatissimo valore storico, archeologico e
                              paesaggistico, posta nel settore nord della città
                              e delimitata dalle consolari di via Cassia e di
                              via Flaminia e delimitata dal limite del
                              territorio comunale, insieme al Parco dell'Appia
                              Antica, dell'Aniene e del Tevere rappresenta uno
                              dei quattro cunei di verde di penetrazione
                              previsti dal P.R.G. che da nord a sud si immette
                              fino al centro della città. 
                              Nell'ambito dei confini del Comune di Roma esso
                              costituisce solo una parte (circa 6.000 ha) del più
                              ampio Parco di Veio previsto dal Sistema dei
                              Parchi e delle Riserve della Regione Lazio che
                              vede coinvolti oltre al Comune di Roma, i comuni
                              di Formello, Campagnano, Sacrofano, Morlupo e
                              Castelnuovo di Porto per un estensione di circa
                              16.000 ha . Morfologicamente il comprensorio del
                              parco, delimitato ad est e ad ovest dai crinali
                              percorsi dalle consolari, è costituito da
                              altipiani in tufo utilizzati a coltivazioni
                              agricole, da valloni a volte scoscesi, scavati da
                              fossi, il fosso della Crescenza, il fosso della
                              Valchetta , e quello della Torraccia, che si
                              immettono nel Tevere, e da pendici ricoperte da
                              folti boschi rimasti ancora allo stato naturale,
                              tutti elementi caratteristici della struttura
                              geomorfologica dell'Etruria Meridionale. La
                              morfologia stessa di quest'area, antropizzata fin
                              dai tempi della civiltà etrusca, l'ha preservata
                              probabilmente dalla più massiccia urbanizzazione
                              che ha interessato altre parti del territorio
                              comunale, contribuendo a conservare vaste aree di
                              intenso valore paesaggistico che negli ultimi anni
                              tuttavia sono state sempre più invase da
                              edificazioni sparse, lottizzazioni convenzionate o
                              spesso abusive, e grandi infrastrutture come
                              l'ospedale di S. Andrea e le costruzioni della
                              Telecom. L'edificazione intensiva ha interessato
                              soprattutto le aree a ridosso delle consolari
                              mentre nuclei di edilizia spontanea sono sorti
                              nell'area di Labaro - Prima Porta e lungo la via
                              Sacrofanese e via di Santa Cornelia. Gli elementi
                              che caratterizzano questo tratto di Agro Romano, e
                              ne fanno un parco dalle multiformi vocazioni sono
                              la sua morfologia strettamente connessa alla
                              storia degli insediamenti, gli aspetti
                              naturalistici e il suo paesaggio. L'intero settore
                              territoriale dove più intenso è stato l'incontro
                              della civiltà etrusca con quella latina, è
                              dominata dalla presenza della città di Veio,
                              dalle necropoli disposte nei pianori tufacei e
                              dalle sue strutture di comunicazione con Roma ed i
                              centri etruschi vicini, tra cui Via Cassia, la Via
                              Veientana, ancora riconoscibile e punteggiata da
                              presenze monumentali ed un asse trasversale che
                              congiungeva Veio e l'Isola Farnese alla Domus
                              culta Capracorum presso Santa Cornelia alla Via
                              Flaminia e alla Valle del Tevere. Elementi di
                              grande interesse archeologico oltre all'abitato ed
                              alle necropoli di Veio sono alcune grandi ville di
                              epoca romana fra le quali Villa di Livia, la Villa
                              Lucio, il sepolcro dei Masoni, la Tomba dei
                              Veienti, il sepolcro di Vibio Mariano, l'arco di
                              Malborghetto oltre ad altre anonime strutture
                              insediative poste in diverse zone del parco. Di
                              epoca medioevale e rinascimentale, oltre alla
                              vetusta domus culta Capracorum, sono gli
                              insediamenti di Isola Farnese, di Tor Vergara,
                              della Crescenza, della Storta e della Giustiniana
                              oltre ed una serie di strutture minori di difesa e
                              sfruttamento agricolo del territorio lungo le
                              principali direttive viarie. L'articolazione del
                              territorio riflette ancora il relativo
                              frazionamento in vigne vicino alla città ed in
                              grandi tenute nelle parti più periferiche a cui
                              fanno riferimento gli antichi casali del Fosso,
                              del Pino, dei Tre Archi, di Santa Cornelia, della
                              Vacchereccia, di Buon Ricovero, di Tor Vergara
                              della Spizzichina, di Ospedaletto Annunziata,
                              della Crescenza, di Monte Oliviero, della
                              Valchetta, di Prima Porta e di Malborghetto. Gli
                              aspetti naturalistici sono vari e ricchissimi
                              rispondenti all'articolata morfologia del
                              territorio. Sono presenti boschi della macchia
                              mediterranea, soprattutto nella parte nord, boschi
                              legati ad ambienti più termofili dominati dalla
                              presenza di roverella mentre nelle condizioni più
                              mesofile prevalgono boschi di querceti caduciformi.
                              La vegetazione lungo le vie dei fossi rispecchia
                              le associazioni vegetali tipiche degli ambienti
                              umidi con presenza di pioppi, ontani e salici. Non
                              mancano inoltre specie rare, soprattutto nei
                              cunicoli tufacei scavati dagli Etruschi e relitti
                              di antiche foreste. L'agricoltura che
                              rappresentava per gli etruschi insieme al
                              commercio il cardine dell'economia cittadina
                              malgrado le tante trasformazioni avvenute
                              attraverso i secoli ancora oggi caratterizza
                              fortemente il paesaggio di questo territorio. 
                               
                              Aspetti geomorfologici: 
                              L'intera area figura come naturalmente compresa in
                              un ambito territoriale chiuso ad est ed a ovest
                              dai crinali attraversati oggi dalla via Flaminia e
                              dalla via Cassia ,a nord dalla dorsale che da
                              Campagnano arriva a Morlupo e fa da spartiacque
                              con il bacino del Treya, a sud dal fiume Tevere.
                              L'attuale conformazione orografica della regione
                              è dovuta all'attività dell'apparato vulcanico
                              sabatino con depositi rappresentati in modo
                              prevalente da materiali piroclastici accompagnati
                              da affioramenti lavici. L'attività sabazia
                              riconducibile a tre grandi periodi vede la
                              progressiva stratificazione dei depositi
                              vulcanici: tra gli affioramenti più antichi i
                              "Tufi di Rio Filetto" ed il "Tufo
                              di Riano della via Flaminia", a cui in una
                              seconda fase, è seguita la formazione del
                              "Tufo Giallo della via Tiberina", legato
                              alla grande attività collegata all'apparato di
                              Sacrofano.ed successivamente la formazione del
                              " Tufo giallo di Sacrofano" e del
                              "Tufo di Baccano". La morfologia del
                              territorio ha nel complesso un aspetto dolcemente
                              ondulato: non vi sono rilievi particolarmente
                              elevati, la maggior parte delle alture derivano
                              dai crateri o dai coni dei depositi vulcanici così
                              come le depressioni rappresentano piccole o grandi
                              bocche crateriche come la grande valle di
                              Sacrofano. 
                              I principali bacini idrografici che attraversano
                              l'area sono percorsi dal Fosso della Crescenza,
                              dal Fosso della Valchetta e dal Fosso della
                              Torraccia. Tali bacini possono essere a loro volta
                              suddivisi in bacini parziali con i corsi d'acqua
                              del Fosso dell'Acqua Traversa, Fosso dei
                              Pantanicci, Fosso del Piordo, Fosso della Mola dei
                              Morti , Fosso della Mola di Formello e del Fosso
                              di Pietra Pertusa. Presenti numerose sorgenti
                              anche termominerali in località Selciatella e
                              Ponte Sodo che sgorgano lungo il torrente
                              Valchetta. Altre sorgenti sono localizzate nella
                              zona di S.Antonino: la sorgente di S.Antonino
                              lungo il Fosso omonimo, la sorgente dell'Acqua
                              Ferruginosa lungo il Fosso di Citerna e la
                              sorgente del Fosso dell'Acqua Forte. 
                               
                              Aspetti botanici: 
                              In relazione alle differenziazioni paesaggistiche
                              dell'area si distinguono spazi
                              naturali-seminaturali e spazi antropici
                              prevalentemente agrari ed urbani dove la
                              vegetazione è spesso caratterizzata da essenze
                              antropiche introdotte a scopo ornamentale . Negli
                              spazi naturali e seminaturali, generalmente
                              presenti dove l'andamento morfologico del suolo
                              non ha favorito l'estendersi delle colture,
                              prevalgono estensioni di macchia mediterranea con
                              fitti strati arborei ed arbustivi . Le diverse
                              tipologie di fitocenosi presenti rispondono alla
                              diversa natura dei suoli, al grado di umidità,
                              alla esposizione, all'andamento morfologico del
                              territorio. Relativamente alle condizioni
                              bioclimatiche in ambiente xerofilo prevalgono
                              boschi, maggiormente localizzati a nord del
                              territorio, caratterizzati da querceti sempreverdi
                              in prevalenza a leccio (Quercus ilex) e sughera (Quercus
                              suber) ed il relativo fitto sottobosco è
                              caratterizzato dalla presenza di cisti, siepi ad
                              erica e corbezzolo, fillirea, mirto e lentisco. 
                              Presenti boschi con dominanza di roverella (Quercus
                              pubescens) in ambienti più termofili. In
                              condizioni più mesofile prevalgono boschi misti
                              di querceti caducifoglie a cerro (Quercus cerris)
                              farnia (Quercus robur), acero (Acer campestre).
                              Presenti boschi misti a cerro (Quercus cerris),
                              carpino (Carpinus betulus) e castagno (Castanea
                              sativa). Particolarmente estese le siepi a
                              prugnolo (Prunus spinosa) e biancospino (Crataegus
                              monogyna), le siepi a corniolo (Cornus sanguinea)
                              ed a rovo (Rubus ulmifolius); è presente la
                              ginestra (Spartium junceum); quest' ultima si
                              estende anche in formazioni monofitiche su
                              prati-pascoli su substrato tufaceo. La vegetazione
                              erbacea delle aree a prato e prato-pascolo ha
                              subito la selezione dovuta all'uso del suolo. La
                              vegetazione igrofila dei bacini idrografici e
                              delle rive dei fossi rispecchia le associazioni
                              vegetali tipiche con presenza di pioppi, ontani,
                              salici,olmi, sambuchi. Di notevole entità è la
                              distribuzione di felci di cui sono state
                              riscontrate forme arcaiche relitte. Da segnalare
                              relitti delle antiche foreste "Moesia"
                              ed "Arsia", di epoca etrusco-romana con
                              elementi mesofili come Quercus robur, Carpinus
                              betulus, Corylus avellana. Peculiari anche da un
                              punto di vista floristico le stazioni botaniche
                              presenti nelle gallerie e nei cunicoli tufacei
                              scavati dagli Etruschi con specie rare tra le
                              quali: Gymnogramme Leptophyila , Carex remota,
                              Phytilis scolopendrium, Cardamine amara segnalate
                              dalla Commmissione Straordinaria istituita dalla
                              Regione Lazio per lo studio dei biotopi da
                              proteggere nel Lazio. Nelle aree periurbane ed ai
                              margini dei campi sono presenti nuclei di falsa
                              acacia (Robinia pseudacacia) mentre le aree
                              adiacenti l'urbanizzato e i grandi viali di
                              accesso ai casali ed alle ville sono
                              caratterizzate da essenze di impianto artificiale
                              introdotte in tempi più o meno recenti costituiti
                              principalmente da pini , eucalitti, cedri ,
                              oleandri. 
                               
                              Aspetti faunistici: 
                              Area di notevole valore da un punto di vista
                              faunistico. Tra i mammiferi più interessanti
                              presenti ricordiamo numerosi mustelidi quali la
                              faina (Foina martes), la martora (Martes martes),
                              la donnola (Mustela nivalis) ed il tasso (Meles
                              meles); diffusa è la volpe (Vulpes vulpes) mentre
                              più raro risulta l'istrice (Hystrix cristata).Particolarmente
                              ricca è l'erpetofauna, presenti il biacco (Coluber
                              viridiflavus), la vipera (Vipera aspis), il
                              saettone (Elaphe longissima), il cervone (Elaphe
                              quatorlineata) che giustifica la presenza di
                              numerosi rapaci che nidificano nei costoni
                              tufacei: il nibbio bruno (Milvus migrans), la
                              poiana (Buteo Buteo) osservabile per lo più in
                              zone aperte, lo sparviero (Accipiter nisus) in
                              zone boscate, l'albanella minore (Circus pygargus)
                              che nidififca nelle zone erbose e coltivate, molto
                              comune infine è il gheppio (Falco tinnanculus).
                              Tra gli stringiformi presenti la civetta (Athena
                              noctua), il barbagianni (Tito alba), il gufo
                              comune (Asio otus), l'assiolo (Otus scops),
                              l'allocco (Strix aluco). Particolarmente
                              abbondante in tempi passati la presenza della
                              tartaruga (Testudo graeca). Nelle zone umide
                              albergano il tritone crestato (Triturus cristatus),
                              la rana verde (Rana esculenta), il tritone
                              punteggiato (Triturus vulgaris), la raganella (Hyla
                              arborea), la rana greca (Rana graeca), la rana
                              agile (Rana dalmantina), la biscia dal collare (Natrix
                              natrix), la testuggine d'acqua (Emys orbicularis).
                              Lungo i corsi e negli specchi d'acqua è possibile
                              osservare la gallinella d'acqua (Gallinula
                              chloropus), il martin pescatore (Alcedo atthis),
                              il pendolino (Remiz pendulinus) e la ballerina
                              gialla (Motacilla cinerea). L'avifauna è
                              particolarmente ricca sia nelle specie stanziali
                              che di passo: tra le prime riscontriamo la taccola
                              (Corvus monedula), la cornacchia grigia (Corvus
                              cornix), la capinera (Motacilla alba); fra le
                              specie di passo: la beccaccia (Scolopax rusticola),
                              l'allodola (Alauda arvensis), l'usignolo (Luscinia
                              megaryncha). Nelle zone boscate si rinvengono, tra
                              gli altri, il torcicollo (Jynx torquilla ), il
                              picchio verde (Picus viridis), il picchio rosso
                              maggiore (Picoides major), il cuculo (Cuculus
                              canorus ) e la tortora (Streptopelia turtur).
                              Numerosi sono i passeriformi notevolmente
                              rappresentati. Presente anche la fauna migratrice. 
                               
                              Preesistenze storiche: 
                              L'intero settore teritoriale compreso nel Parco
                              Regionale appare dominato dalla presenza
                              dell'abitato antico di Veio e delle necropoli
                              disposte sui vicini pianori tufacei. L'area della
                              città antica risulta ubicata a breve distanza dal
                              crinale spartiacque precocemente occupato dal
                              sistema stradale della via Cassia - Clodia e della
                              via Trionfale. Questo, se pur marginale all'area
                              del parco regionale, rappresenta la più rilevante
                              emergenza morfologica e storica dell'intero
                              comparto territoriale cui fa riscontro, sul
                              versante volto alla valle del Tevere, il sistema
                              della via Flaminia e Tiberina su percorrenze di
                              fondo valle e di controcrinale. Nella stessa
                              direzione dei citati sistemi viari si pone anche
                              l'antico asse stradale della via Veientana ancora
                              perfettamente riconoscibile nel suo percorso
                              punteggiato da presenze monumentali di tumuli e
                              sepolcri antichi. Un ulteriore asse viario antico,
                              trasversale ai precedenti, completa l'innervatura
                              terrioriale congiungendo la zona di Veio ed Isola
                              Farnese alla Domus culta Capracorum presso Santa
                              Cornelia ed alla valle del Tevere. Elementi di
                              grande interesse archeologico nell'area, oltre
                              all'abitato ed alle necropoli di Veio, sono alcune
                              grandi ville di epoca romana fra le quali la
                              notissima Villa di Livia "ad gallinas albas"
                              presso Prima Porta e la Villa di Lucio Vero presso
                              Villa Manzoni sulla Cassia. Ad altre anonime
                              strutture insediative disseminate in diverse zone
                              del Parco si possono aggiungere altri monumenti
                              celebri come il sepolcro dei Nasoni e la tomba
                              Celsa, lungo la via Flaminia, il sepolcro dei
                              Veienti sull'omonima strada, il sepolcro di C.
                              Vibio Mariano sulla via Cassia, da cui discende il
                              locale toponimo di "Tomba di Nerone",
                              l'arco di Malborghetto nell'omonima strada sulla
                              via Flaminia. In epoca medioevale e
                              rinascimentale, oltre alla vetusta domuculta
                              Capracorum , si ricordano gli insediamenti di
                              Isola Farnese, di Torre Vergara, della Crescenza,
                              della Storta e della Giustiniana oltre ad una
                              serie di strutture minori di difesa o di
                              sfruttamento agricolo del territorio (torri,
                              casali, mulini etc.) lungo le principali
                              direttrici viarie già indicate. L'articolazione
                              del territorio riflette ancora il relativo
                              frazionamento in vigne, nella parte più vicina
                              alla città, ed in grandi tenute, nelle zone più
                              periferiche; a queste ultime fanno riferimento
                              ancora gli antichi casali del Fosso, del Pino, dei
                              Tre Archi, di Santa Cornelia, della Vacchereccia,
                              di Buon Ricovero, di Tor Vergara, della
                              Spizzichina, di Ospedaletto Annunziata, della
                              Crescenza, di Monte Oliviero, della Valchetta, di
                              Prima Porta e di Malborghetto. 
                               
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                              ARRONE CASTEL
                              DI GUIDO 
                               
                               
                              Ubicazione e perimetro: 
                              Il comprensorio individuato costituisce solo parte
                              del Parco denominato Arrone - Castel di Guido dal
                              Sistema del "Piano Regionale dei Parchi e
                              delle Riserve Naturali" in quanto la zona sud
                              della Valle dell'Arrone, l'area di Macchiagrande
                              di Galeria e della tenuta di Castel di Guido, è
                              stata stralciata dall'ambito regionale proposto
                              perché recentemente inserita all'interno della
                              Riserva del Litorale romano, e parte del
                              territorio ad ovest dell'Arrone ricade all'interno
                              del territorio del Comune di Fiumicino. 
                               
                              Aspetti geomorfologicii: 
                              L'area è caratterizzata da tipico aspetto
                              collinoso della Campagna romana e rappresenta la
                              fascia di transizione alla pianura costiera.
                              L'altitudine media è compresa tra i 60 e i 70 m.
                              s.l.m., sono assenti i depositi vulcanici del
                              Pleistocene: stratigraficamente un singolo strato
                              di tufo (tufite) poggia su di uno strato argilloso
                              che sovrasta potenti strati sabbiosi di materiale
                              incoerente; sopra lo strato tufaceo si trovano gli
                              strati argillosi intercalati dagli strati sabbiosi
                              e da materiali piuttosto coerenti a matrice
                              pomicea. Sono presenti inoltre conglomerati
                              poligenici, argille e calcareniti di ambiente
                              marino contenente molluschi e foraminiferi
                              bentonici e planctonici. 
                              Sono presenti nell'area il torrente Arrone la cui
                              sorgente lineare presenta una portata media
                              misurata di 500 m3/sec. ed il Fosso Galeria. La
                              rete idrica affluisce direttamente verso la
                              pianura costiera in direzione sud-ovest oppure
                              verso il Fosso Galeria. 
                               
                              Aspetti botanici: 
                              La copertura vegetazionale è costituita in
                              prevalenza da complessi arborei, arbustivi tipici
                              della macchia mediterranea e da boschi misti di
                              caducifoglie sempreverdi riferibili alla
                              formazioni planiziali costiere del litorale
                              laziale. I vari aspetti vegetazionali si
                              dispongono seguendo le diverse condizioni di
                              xericità e di umidità del suolo procedendo dalle
                              zone più elevate verso i bacini idrici. I
                              versanti delle vallecole, non coinvolte
                              nell'attività agricola, presentano uno strato
                              arboreo dominante a leccio (Quercus Ilex) con
                              qualche elemento di cerro (Quercus cerris) e
                              farnetto (Quercus frainetto) accanto a specie
                              caducifoglie: acero minore (Acer monspellanum),
                              acero campestre (Acer campestre), olmo (Ulmus
                              minor): Lo strato arbustivo è rappresentato da
                              pungitopo (Ruscus aculeatus) , fillirea (Phillyrea
                              latifolia), alaterno (Rhamnus alaternus). La
                              marcata antropizzazione causata dal taglio del
                              bosco , dal pascolamento e dagli incendi hanno
                              determinato la prevalenza di alcune specie
                              arbustive più resistenti ai fattori di disturbo
                              antropico: particolarmente abbondante la presenza
                              di sparzio villoso (Calicotome villosa)
                              sintomatica di un dinamismo della vegetazione
                              legato agli incendi. Le grandi superfici prative
                              dove viene esercitato il pascolo ovino sono
                              dominate da Brachipodium phoenicoides, graminacea,
                              spesso associata a finocchio selvatico (Foeniculum
                              vulgare) e carota (Daucus carota). Le rive del
                              fiume Arrone risultano prive della naturale
                              vegetazione ripariale e sporadicamente appaiono
                              individui di salice bianco (Salix alba) e ontano
                              comune (Alnus glutinosa). 
                               
                              Aspetti faunistici: 
                              Rispetto ala notevole diversità ambientale ed ai
                              popolamenti potenziali, il territorio, da un punto
                              di vista faunistico, appare disturbato per l'alto
                              grado di antropizzazione. Di grande importanza per
                              le comunità faunistiche sono le zone boscate, i
                              pochi lembi di vegetazione dei versanti acclivi,
                              le siepi, i filari dove la fauna trova aree di
                              rifugio. Le aree aperte a prato-pascolo sono
                              territorio di caccia preferenziale del barbagianni
                              (Tyto alba) e della civetta (Athene noctua). Tra i
                              mammiferi sono presenti la donnola (Mustela
                              nivalis), il coniglio selvatico (Oryctolagus
                              cuniculus), l'istrice (Lepus europaeus), la faina
                              (Martes foina). L'area è interessata ad un vasto
                              passaggio dell'avifauna migratrice acquatica; vi
                              sono rappresentate le specie acquatiche e costiere
                              appartenenti, in grande maggioranza, alle
                              famiglie: Ardeidae (aironi), Anatidae (anatre),
                              Laridae (gabbiani), Podicipedidae (svassi). Tra
                              gli uccelli comuni troviamo: lo scricciolo (Troglotydes
                              troglotydes), il merlo (Turdus merola), la
                              capinera (Sylvia atricapilla) e il friguello (Fringilla
                              coelebs), l'allodola (Alauda arvensis), la
                              cornacchia grigia (Corvus corone cornix). Si
                              segnala inoltre la presenza del gruccione (Merops
                              apiaster), che nidifica con numerose colonie sulle
                              pareti sabbiose delle pendici collinari. Tra gli
                              anfibi troviamo il tritone punteggiato (Triturus
                              vulgaris) e tra i rettili la Biscia dal collare (Natrix
                              natrix) e la testuggine palustre (Emys orbicularis). 
                             | 
                           
                        
                       
                      
                       
                      
                      
                        
                          
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                              MARCIGLIANA 
                               
                              Ubicazione e perimetro: 
                              Il comprensorio individuato costituisce gran parte
                              del Parco della Marcigliana, che interessa area
                              ricadenti nei comuni di Guidonia e Mentana. L'area
                              è delimitata dalla via Salaria, dal confine
                              comunale verso il comune di Monterotondo, Mentana
                              e Guidonia, la via Nomentana, il G.R.A. e
                              l'autostrada Roma Firenze. 
                              L'area consta di un gruppo di alture delimitate ad
                              est dall'ampia pianura alluvionale del Tevere,
                              caratterizzata da brevi diramazioni del crinale
                              principale su cui scorre la via Nomentana. 
                               
                              Aspetti geomorfologici: 
                              Area interessata dalle grandi tenute della
                              Marcigliana e di Tor S. Giovanni caratterizzate
                              dalle presenza di colline basse e arrotondate,
                              coltivate a seminativo estensivo o destinate a
                              pascolo e dalle vallecole con i versanti ricoperti
                              di vegetazione a macchia Sono presenti nell'area
                              affioramenti di depositi piroclastici incoerenti
                              dovuti all'attivita centrale e periferica del
                              Vulcano Sabatino 
                               
                              Aspetti botanici: 
                              Le fitocenosi presenti nell'area sono costituite
                              prevalentemente da querceto misto laziale che
                              assume carattere più termofilo con la presenza di
                              roverella e cerro nelle zone più alte ed
                              assolate, mentre nelle parti più umide e fresche,
                              risulta caratterizzato dalla presenza della farnia
                              e del farnetto. 
                               
                              Aspetti faunistici: 
                              Tra i mammiferi è da rilevare la presenza della
                              lepre italica, specie originariamente autoctona
                              della campagna romana, con la sottospecie L. L.
                              corsicanus, ormai quasi sicuramente estinta a
                              causa dell'inquinamento genetico causato dai
                              continui ripopolamenti con individui provenienti
                              dall'europa orientale e dal sud america. tra gli
                              uccelli, analogo discorso si può fare per la
                              starna italica, in quanto anch'essa di interesse
                              venatorio. 
                               
                              Preesistenze storiche: 
                              Ruderi di ville romane e torri medievali (Tor S.
                              Giovanni); presenza di casali medievali e moderni,
                              in particolare il Casale della Marcigliana ( XVI
                              sec.) edificato sull'impianto di una villa romana. 
                               
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                              TENUTA DEI
                              MASSIMI 
                               
                               
                              Ubicazione e perimetro: 
                              Il comprensorio del Parco della Tenuta dei
                              Massimi, posto nel settore sud-ovest della città
                              in prosimità del G.R.A. ed ai margini del
                              territorio urbanizzato, è un'area di elevato
                              valore naturalistico e paesaggistico. L'area è
                              delimitata a nord da via della Vignaccia e via
                              della Pisana, ad ovest dal G.R.A., a sud dal
                              Tevere e ad est dall'edificato di Bravetta,
                              Corviale e Pino Lecce. La sua caratteristica
                              principale è la bellezza di un paesaggio agrario,
                              che alterna coltivi e pascoli a boschi a querce,
                              rimasto pressoché intatto se non in alcune zone
                              poste ai margini del Parco come alcune aree lungo
                              il fosso della Maglianella o in prossimità della
                              Torretta dei Massimi inclusa con l'antico casale
                              in un'area a giardino in cui sono andati
                              completamente perduti i caratteri del paesaggio
                              originario. La collocazione del Parco in prossimità
                              del comprensorio della Valle dei Casali con cui
                              realizza un continuum naturalistico rinforza la
                              funzione di corridoio di verde che la Valle e le
                              ville storiche numerose nel settore sud-ovest
                              della città realizzano collegando il centro
                              urbanizzato con la pianura alluvionale del Tevere
                              e le pianure costiere. 
                               
                              Aspetti geomorfologici: 
                              L'area risulta morfologicamente articolata con
                              delle alture che raggiungono i 60m. s.l.m. e
                              costituiscono parte del più vasto altopiano che
                              caratterizza tutta la Valle dei Casali e che
                              degrada, a sud, verso la piana del Tevere:
                              L'articolazione delle alture risulta dovuta
                              all'azione erosiva del Tevere e dei affluenti
                              sulle antiche sabbie e ghiaie di origine marina e
                              fluviale ricoperte dei depositi vulcanici , mentre
                              ai depositi alluvionali è dovuta la progressiva
                              formazione delle fasce piane presenti per lo più
                              lungo i corsi d'acqua. 
                              L'area è delimitata dai tratti dei corsi d'acqua
                              del Fosso di Brava, del Fosso di Acquafredda, del
                              Fosso di Bravetta e del Fosso della Maglianella. 
                               
                              Aspetti botanici: 
                              La localizzazione dell'area a ridosso del G.R.A.
                              risulta particolarmente strategica per garantire
                              un continuum naturalistico con le aree verdi della
                              Valle dei Casali che a loro volta rappresentano un
                              corridoio naturalistico a sud-ovest della città
                              tra la piana alluvionale del Tevere , le vaste
                              aree costiere ad ovest del G.R.A e le aree urbane.
                              Attualmente l'area risulta in parte adibita a
                              coltivi. L'uso agricolo si estende anche nei
                              territori limitrofi i corsi d'acqua che risultano
                              privi della naturale vegetazione ripariale arborea
                              mentre sono presenti formazioni a canna comune (Arundo
                              donax) di origine artificiale. Sulle estese zone
                              della sommità dei pianori sono presenti comunità
                              vegetali caratterizzate da tornasole comune (Chrozophora
                              Tinctoria), pianta ispida della famiglia delle
                              Euphorbiaceae simile all' ortica propria degli
                              incolti e da eliotropio selvatico (Heliotropium
                              europaeum); mentre sulle aree dei pendii non
                              adibite a coltura prevalgono incolti con specie di
                              graminacee proprie delle colture abbandonate e dei
                              pascoli aridi come Brachypodium Phoenicoides.
                              Alcune zone non coltivate limitrofe l'urbanizzato
                              risultano parzialmente degradate. Di particolare
                              interesse sono le aree boscate che caratterizzano
                              l'area e che si sviluppano sui versanti dei pendii
                              e in parte sulla sommità delle alture, esse sono
                              rappresentate da estensioni di consorzi compatti
                              di vegetazione seminaturale costituita
                              prevalentemente dalla associazione vegetale
                              Lathyro-Quercetum Cerris, comunità di cerro e
                              cicerchia (leguminosa), nelle quali sono presenti
                              elementi di sughera (Quercus suber). Tali consorzi
                              sono di notevole rilevanza ambientale
                              rappresentando nell'area della Valle dei Casali e
                              nel più vasto ambito periurbano a sud-ovest della
                              città, nuclei di collegamento naturalistici
                              relativamente ai diversi parametri ecologici,
                              vegetazionali e faunistici. 
                               
                              Aspetti faunistici: 
                              La fauna dell'area rispecchia quella tipica dei
                              sistemi agricoli adiacenti : tra i roditori
                              troviamo il topo selvatico (Apodemus sylvaticus),
                              l'arvicola di Savi (Microtus Savi), il ratto nero
                              ( Rattus rattus) ed il topolino delle case (Mus
                              domesticus). Tra gli uccelli presenti il gheppio
                              (Falco tinnanculus) ed il nibbio bruno (Milvus
                              migrans), diversi sono i passeriformi tra i quali
                              il santimpalo (Saxicola torquata); lo storno (Sturnus
                              vulgaris), il cardellino (Carduelis carduelis),
                              l'allodola (Alauda arvensis). Nelle aree boscate
                              sono inoltre presenti l'allocco (Strix aluco), il
                              torcicollo (Jynx torquilla) ed il picchio rosso
                              maggiore (Picoides maior). 
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                              MONTE MARIO 
                               
                               
                              Ubicazione e perimetro: 
                              Il Parco di Monte Mario, costituito dal sistema
                              geomorfologico dei Colli della Farnesina, si
                              estende su una superficie di circa 190 ha sulla
                              destra orografica del Tevere nel quadrante
                              nord-ovest della città, all'interno del contesto
                              fortemente urbanizzato dei quartieri Prati,
                              Trionfale, Delle Vittorie, Monte Mario, Balduina,
                              Trionfale e Camilluccia ed in contiguità alle
                              attrezzature sportive del Foro Italico. 
                              Esso è delimitato a nord da Via dei Colli della
                              Farnesina, ad est dalla Via Olimpica, a sud da
                              Piazzale Clodio, Via Trionfale, Circonvallazione
                              Trionfale e ad est in successione da Via Fedro,
                              Via Cadlolo, Via Tionfale e Via della Camilluccia.
                              In base all'art. 2 della legge regionale del 17
                              luglio 1989 n.46, che inseriva la realizzazione
                              del Parco di Monte Mario ed il recupero di Villa
                              Mazzanti tra i programmi per i Mondiali di Calcio
                              del 1990 con l'intenzione di realizzare un'opera
                              che, oltre alla funzione di verde pubblico
                              fruibile, avesse le valenze di compensazione
                              ambientale per il settore urbano che maggiormente
                              avrebbe subito l'impatto delle opere per i
                              mondiali, sono già stati attuati gran parte degli
                              interventi previsti da un progetto esecutivo che
                              interessava prevalentemente le aree di proprietà
                              pubblica ed aree di cui si proponeva
                              l'acquisizione o la cessione, e riguardavano la
                              vegetazione, le opere di regimazione delle acque
                              superficiali ed il mantenimento dei pendii, la
                              realizzazione dei percorsi e di aree attrezzate. 
                               
                              Aspetti geomorfologici: 
                              Il rilievo di Monte Mario , che raggiunge i 139 m.
                              s.l.m., risulta il più imponente del sistema dei
                              colli denominati Monti della Farnesina che
                              superano di poco i 100/120 m. s.l.m. e che si
                              dispongono successivamente in direzione sud-nord.
                              L'intero territorio è geologicamente riferibile
                              al complesso sabbioso-ghiaioso pleistocenico, ma i
                              terreni più antichi che costituiscono a diverse
                              profondità il basamento comune per tutta l'area
                              romana sono le argille plioceniche, depositatesi
                              4. milioni di anni fa di anni fa, i movimenti
                              tettonici intercorsi hanno successivamente
                              provocato, lungo la dorsale che da Monte Mario
                              raggiunge il Gianicolo e Monteverde, il loro
                              sollevamento ad occidente de Tevere fin da
                              affiorare in superficie ed essere visibili in
                              particolare sul rilievo di Monte Mario. Alle
                              pendici di Monte Mario, al di sopra di queste
                              argille dal caratteristico colore azzurro è
                              visibile il passaggio alle ghiaie e sabbie gialle
                              della età pleistocenica che tra l'altro
                              costituiscono la cima di tutti i rilievi della
                              riva destra del Tevere: si tratta di sedimenti di
                              mare poco profondo noti per l'abbondanza della
                              malacofauna in esse contenute. 
                               
                              Aspetti botanici: 
                              I consorzi vegetazionali presenti rispondono in
                              gran parte alle caratteristiche mesofite della
                              vegetazione mediterranea sempreverde da cui si
                              distaccano elementi e spesso vere cenosi
                              mesoigrofile che si sviluppano in risposta a
                              particolari condizioni microclimatiche più umide
                              presenti lungo i versanti settentrionali dei colli
                              e soprattutto nelle strette e profonde vallette
                              interposte tra i colli stessi : qui infatti il
                              microambiente assume quasi condizioni submontane
                              con larga partecipazione di elementi non solo
                              della fascia a roverella (Quercus pubescens)
                              carpino nero (Ostrya carpinifolia), orniello (Fraxinus
                              ornus) , ma anche della fascia a Quercus, Tilia,
                              Acer, con la presenza di nocciolo (Corylus
                              avellana), ligustro(Ligustrum vulgare), corniolo (Cornus
                              sanguinea). Le componenti mediterranee con
                              elementi mesofili risultano comunque le più
                              copiose e rigogliose. Tali consorzi che rispondono
                              ad una vegetazione mediterranea sempreverde con
                              leccio (Quercus ilex), sughera (Q. suber), cisto (Cistus
                              salvifolius). Ove il carattere di mesofilia si
                              attenua passando ad esempio dai versanti orientali
                              a quelli occidentali i consorzi si arricchiscono
                              delle specie mediterranee proprie quali: fillirea
                              (Phillyrea latifolia), alaterno (Rhamnus alaternus),
                              ginestra (Spartium junceum), mirto (Myrtus
                              communis) e asparago (Asparagus acutifolius). In
                              condizioni più xerofile persistono le sclerofille
                              mediterranee più adatte a simile ambiente quali
                              lentisco (Pistacia lentiscus) e cisto (Cistus
                              salvifolius). Lungo i pendii assolati sottoposti a
                              taglio o incendi sono riscontrabili estensioni,
                              anche monofitiche, di ginestra (Spartium junceum).
                              Significativa nelle zone più umide è la presenza
                              di canna comune (Arundo donax) mentre nei
                              fondovalle e nelle aree di impluvio sono presenti
                              elementi di pioppo bianco (Populus alba) e salice
                              bianco (Salix alba). Il forte antropismo e le
                              azioni di taglio e di riporto di terra nonchè gli
                              incendi hanno favorito condizioni per
                              l'insediamento di popolazioni di falsa acacia
                              (Robinia pseudoacacia) presente in considerevoli
                              estensioni, ed ailanto (Alianthus glandulosa) ,.
                              Sambuco (Sambucus sp) e clemantide (Clemantis
                              vitalba). 
                               
                              Aspetti faunistici: 
                              Il notevole grado di antropizzazione risulta una
                              componente di disturbo per le popolazioni
                              faunistiche dell'area. Le specie presenti sono
                              riconducibili ad una fauna urbana alterata nei
                              parametri ecologici; presenti tra i roditori il
                              moscardino (Muscardinus avellanarius), il topolino
                              delle case (Mus musculus), il topo selvatico (Apodemus
                              sylvaticus), il ratto nero (Rattus rattus). Tra i
                              rettili presenti i sauri con le specie lucertola
                              muraiola (Podarcis muralis), lucertola campestre (Podarcis
                              sicula). Tra l'avifauna notevoli le presenze
                              appartenenti all'ordine dei passeriformi quali il
                              pettirosso (Erithacus rubecola), il merlo (Turdus
                              Merula), il codibugnolo (Aegithalos caudatus), il
                              verdone (Carduelis Chloris), il cardellino (Carduelis
                              carduelis). Presenti inoltre a ridosso delle zone
                              edificate la taccola (Corvus monedula) e lo storno
                              (Sturnus vulgaris). 
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                              VALLE DELL'ANIENE 
                               
                              Ubicazione e perimetro: 
                              Il comprensorio individuato costituisce solo parte
                              del Parco denominato Valle dell'Aniene dal Sistema
                              del "Piano Regionale dei Parchi e delle
                              Riserve Naturali" in quanto tale parco si
                              estende anche in comuni limitrofi. 
                              In particolare il parco della Valle dell'Aniene si
                              estende lungo il corso dell'Aniene, attingendo
                              "aree libere" in riva destra ed in riva
                              sinistra; ampliamenti di questo parco
                              "lineare" si riscontrano in
                              corrispondenza del Parco di Tor Sapienza,
                              dell'area di protezione delle falde idriche
                              dell'Acquedotto dell'Acqua Vegine e dell'intera
                              area occupata dall'antico lago di Castiglione fino
                              a San Vittorino. 
                               
                              Aspetti geomorfologici: 
                              Area caratterizzata, nel tratto urbano, dalle
                              numerose anse del fiume Aniene nella fase di
                              immissione nel Tevere; nel tratto extraurbano
                              predomina l'aspetto morfologico tipico della
                              campagna romana caratterizzato dalla presenza di
                              elementi morfologici di grande interesse quale le
                              sorgenti dell'Acqua Vergine, le latomie di
                              Salone,il cratere dell'antico lago di castiglione
                              e l'area di Pantano borghese. 
                               
                              Aspetti botanici: 
                              La morfologia prevalentemente pianeggiante del
                              territorio ha favorito l'istaurarsi di un bosco a
                              carattere mesofilo nel quale prevalgono farnia,
                              cerro e farnetto e che nei pressi dell'alveo
                              fluviale assume l'aspetto di fitocenosi ripariale
                              alla quale si aggiungono elementi che usualmente
                              costituiscono il bosco a caducifoglie quali il
                              cerro, l'olmo, il frassino e l'acero; si viene così
                              ad istaurare, in tale contesto, un'interessante
                              articolazione tra popolamenti appartenenti ai
                              Quercetalia pubescentis con la prevalenza del
                              Farnetto e quelli dell'Ostryo carpinion orientalis
                              nelle zone più drenate. Da rilevare una discreta
                              presenza di elementi della lecceta dove il suolo
                              si arricchisce di carbonati nei settori più
                              estremi della valle. 
                               
                              Aspetti faunistici: 
                              Da segnalare la presenza del gambero di fiume e
                              del granchio di fiume che costituiscono due
                              indicatori ecologici molto validi; tale
                              comprensorio inoltre potrebbe costituire
                              l'ambiente idoneo per la reintroduzione della
                              lontra che era presente fino a pochi anni fa. 
                               
                              Preesistenze storiche: 
                              L'area è attraversata da tracciati romani,
                              presenza di necropoli, ville etrusche, Area
                              archeologica di Gabii, resti monumentali di
                              acquedotti ; numerosi casali antichi e moderni,
                              castello di Lunghezza e di Corcolle. 
                               
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                              DECIMA
                              MALAFEDE 
                               
                               
                              Ubicazione e perimetro: 
                              Il comprensorio individuato si estende tra il
                              G.R.A., la via Pontina, la Tenuta Presidenziale di
                              Castel Porziano, il confine Comunale verso Pomezia
                              e la via Laurentina. E' un territorio omogeneo,
                              caratterizzato da aspetti naturalistici tipici
                              della prima dorsale collinare che si oppone alla
                              fascia litoranea; data la presenza di alcune
                              grandi tenute agricole l'aspetto è quello tipico
                              della campagna romana. Di notevole interesse, data
                              la importante funzione storica dell'area, alcune
                              emergenze archeologiche ed alcuni casali e
                              complessi fortificati. 
                               
                              Aspetti geomorfologici: 
                              Area segnata in particolare dal fosso di Malafede
                              che la attraversa seguendo l'asse NO-SE, e dalle
                              sue ramificazioni; presenza di altri fossi (F. di
                              Perna, F. della Mandriola, F. dei Radicelli, F.
                              della Selvotta e F.di Leva) che costituiscono un
                              sistema morfologico unitario. L'area è
                              caratterizzata dalla presenza di alcune tenute
                              agricole (Perna, Selcetta, Penseroni, Mandriola e
                              Trigoria) 
                               
                              Aspetti botanici: 
                              Sono presenti, in ambiti molto vicini, fitocenosi
                              diverse, da quelle più tipicamente mediterranee
                              appartenenti alla serie dinamica della lecceta,
                              comprensiva della variante a sughera, fino al
                              bosco più mesofilo a farnetto con i suoi stadi di
                              degrado. Nelle zone soggette a frequenti
                              inondazioni sono stati rilevati residui di
                              boscaglie igrofile a pioppo, salice e frassino. 
                               
                               
                              Aspetti faunistici: 
                              Rilevante risulta la presenza della lepre italica,
                              mentre sembrerebbero presenti la martora ed il
                              gatto selvatico anche se mancano segnalazioni
                              recenti; lo stesso discorso è valido per quanto
                              riguarda la starna italica. Infine sono state
                              rilevate due specie di testuggine molto
                              vulnerabili, la testuggine palustre e la
                              testuggine di Hermann. 
                               
                              Preesistenze storiche: 
                              Area archeologica di castel di decima, Castello e
                              torre di monte di Leva, area della solforata e
                              della grotta di Fauno; ruderi di ville romane e di
                              torri medievali; casali moderni 
                               
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                              PARCO DI
                              AGUZZANO 
                               
                               
                              Ubicazione e perimetro: 
                              La natura geologica del parco di aguzzano è
                              legata agli ultimi prodotti della seconda fase
                              parossistica del vulcano Laziale e più
                              precisamente al complesso dei " tufi
                              inferiori" rappresentati dalle pozzolane
                              grigie superiori e dal tufo lionato. 
                              Le pozzolane grigie superiori affiorano nel
                              settore meridionale dell'area e sovrastano
                              l'orizzonte litoide detto "tufo lionato",
                              anch'esso affiorante nella zona meridionale del
                              parco, a quote relativamente più elevate, dal
                              fondovalle e dal fosso di S.Basilio; lungo
                              quest'ultimo affiorano invece le alluvioni recenti
                              derivate dallo smantellamento dei materiali
                              piroclastici presenti nell'area e in zone
                              limitrofe. 
                               
                              Per quanto riguarda l'attuale aspetto morfologico
                              del territorio, esso è il risultato della
                              combinazione ed interazione di tali fattori, quali
                              gli agenti degradatori naturali e di origine
                              antropica, le caratteristiche geologiche e il
                              clima. 
                              Il motivo morfologico dominante dell'area,
                              compresa tra le quote di 19 m e 37 m s.l.m., è il
                              Fosso di S. Basilio con la sua relativa valle che
                              si presenta con pendii moderatamente acclivi; solo
                              in corrispondenza degli affioramenti tufacei si
                              notano piccole scarpate verticali. 
                              Le sommità dei rilievi si mostrano sub-tabulari,
                              e il fondovalle è piatto; ciò è dovuto alle
                              caratteristiche genetiche e alle modalità
                              posizionali delle colate piroclastiche che hanno
                              provveduto, in varie successioni, a livellare le
                              morfologie preesistenti. 
                              Il fenomeno geomorfologico prevalente è
                              l'erosione diffusa legata all'azione delle acque
                              meteoriche e selvagge; questa assume caratteri di
                              particolare intensità, con modificazioni
                              relativamente repentine delle forme superficiali. 
                              Nel fondovalle del Fosso di S. Basilio sono
                              prevalsi invece fenomeni di accumulo legati alla
                              sedimentazione del suddetto fosso che attualmente
                              si può considerare come un canale di raccolta di
                              acque reflue e spesso stagnanti; inoltre il corso
                              del fosso è stato modificato dall'uomo in più
                              punti perdendo totalmente la funzione naturale che
                              gli competeva. 
                              Nonostante la morfologia sia caratterizzata da
                              leggeri rilievi in corrispondenza dei tufi e delle
                              pozzolane e da un andamento sub-pianeggiante in
                              corrispondenza della coltre alluvionale solcata da
                              un fosso con andamento NE-SW lungo il quale si
                              raggiungono le quote minime s.l.m. dell'area del
                              parco, la superficie piezometrica risulta
                              deprimersi verso sud-ovest al di sotto dei rilevi
                              formati da piroclastiti, mentre presenta un
                              massimo in corrispondenza del solco idrografico. 
                              La falda acquifera è localizzata in terreni
                              sabbiosi-sabbiolimosi di origine fluviolacustre, a
                              luoghi sormontati da un esiguo spessore di
                              materiale vulcanico sciolto e rimaneggiato,
                              originato dallo smantellamento delle piroclastiti
                              in situ. 
                              Per quanto riguarda il clima, l'area è
                              interessata da una piovosità media annua,
                              rilevata dagli Annali del Servizio Idrografico(
                              stazione pluviometrica di Settecamini), pari a
                              circa 970 mm di pioggia con un minimo
                              pluviometrico e termico rispettivamente nei mesi
                              di ottobre-novembre ed agosto. 
                               
                               
                              Aspetti botanici: 
                              Il territorio del Parco, utilizzato a fini
                              agricoli sin dal Seicento, presenta impianti
                              arborei realizzati dall'uomo in relazione a tale
                              uso specifico e conserva ancora oggi alcune
                              caratteristiche della Campagna Romana del secolo
                              scorso. 
                              L'impianto a verde esistente è legato alla
                              presenza dei tanti piccoli fossi seminaturali
                              utilizzati per l'irrigazione dei terreni: l'area
                              risulta infatti caratterizzata da prato pascolo,
                              che ricopre l'intera superficie, e da un
                              reticolato di filari di alberi di alto fusto, con
                              qualche raro episodio di vegetazione arbustiva,
                              che rappresentano uno dei segni più
                              caratteristici del parco. 
                              Il prato pascolo, presente per oltre l'80%
                              dell'intera superficie del parco, è costituito da
                              vegetazione erbacea mantenuta molto bassa dal
                              pascolo intensamente esercitato; soltanto nel
                              settore orientale, a ridosso di via del casale di
                              S.Basilio, il tappeto erboso diventa sensibilmente
                              più alto (circa 60 metri). 
                              Dal punto di vista floristico sono state rilevate
                              prevalentemente specie infestanti le colture quali
                              Daucus carota l., Malva sylvestris., Taraxacum
                              officinale Weber aggr., e specie ruderali e
                              nitrofile quali Urtica dioica l. Linaria vulgaris
                              Miller. 
                              Elementi caratteristici del parco sono i filari di
                              alberi di alto fusto posti lungo i viali e spesso
                              lungo i fossi precedentemente citati. Queste
                              alberature definivano utilizzazioni agricole
                              differenti e alcune di esse seguono ancora oggi i
                              confini delle antiche tenute agricole di Aguzzano,
                              Aguzzanello e Podere S.Antonio. 
                              Lungo i viali principali si possono individuare
                              doppi filari a pino domestico (Pinus pinea L.) nei
                              quali gli esemplari sono posti a una distanza di
                              15 metri l'uno dall'altro ed in alcuni casi sono
                              alternati ad arbusti di oleandro (Nerium oleander
                              L.); gli esemplari di pino domestico presentano un
                              diametro di cm.50 in media ed un'età presunta di
                              100-150 anni. 
                              Saltuariamente, lungo i filari di pini, si possono
                              individuare singoli esemplari di eucalipto (Eucaliptus
                              rostrata Schelcht) di dimensioni notevoli
                              (cm.90-100 di diametro), alcuni dei quali
                              purtroppo completamente secchi. 
                              Lungo il Fosso di San Basilio, nella parte più
                              bassa del suo corso, appare con evidenza un doppio
                              filare di pioppi (Populus canadensis L.) trattati
                              a "ceppaia", che si sviluppa in altezza
                              per 10-15 metri; la distanza tra le piante varia
                              da 2 a 4 metri. 
                              Questo doppio filare risulta interrotto per lunghi
                              tratti, specialmente nella parte superiore del
                              fosso nel settore orientale del Parco. 
                              I filari di platano (Platanus occidentalis L.)
                              costituiscono un altro elemento che compone il
                              reticolo di alberature presente nel Parco. 
                              Di questi filari, che un tempo dovevano essere più
                              numerosi, solo alcuni sono completi di tutti gli
                              elementi, mentre molti altri sono individuabili
                              dall'allineamento di esemplari residui. Anche i
                              platani sono trattati a ceppaia con un fusto molto
                              breve (circa un metro e mezzo) che si ramifica in
                              4-6 branche e mediamente non supera i 10 metri di
                              altezza; i singoli esemplari sono stati messi a
                              dimora aduna distanza variabile da 2 a 4 metri. 
                              Talvolta, insieme ai filari di platano, o a ciò
                              che rimane, è possibile individuare alcuni
                              esemplari di noce (Juglans regia L..). 
                              Altre alberature , costituite in prevalenza da
                              essenze della stessa specie come, pini, platani e
                              cipressi (Cupressus sempervirens L.) sono presenti
                              intorno ai numerosi casali del parco. 
                              Nei pressi del casale posto al margine sud sono
                              presenti alcuni esemplari di olivo (Olea europea
                              L.) che probabilmente costituiscono i resti di un
                              impianto di dimensioni maggiori. 
                              Alcuni ambienti seminaturali sono presenti lungo
                              le sponde dei fossi, ove, insieme a pioppi e
                              platani, sono stati rilevati esemplari di salice (Salix
                              alba L..) anche di notevoli dimensioni (15 metri
                              circa) e di robinia (Robinia pseudoacacia L.)
                              specie esotica avventizia; un ambiente simile è
                              presente anche nella zona a nord-ovest dell'area. 
                              Un altro microambiente seminaturale rilevato
                              all'interno del Parco è quello costituito ad
                              ovest da una scarpata non molto alta (circa 3
                              metri) a pianta semicircolare che termina a nord
                              con un dislivello più accentuato (7-8 metri
                              circa) ove è visibile la stratificazione delle
                              rocce superficiali tufacee. Sulla scarpata sono
                              presenti pioppi canadesi che qui però hanno un
                              portamento diverso da quelli posti lungo il Fosso
                              di San Basilio trattati a "ceppaia".
                              Inoltre sono presenti olmi (Ulmus minor Miller) in
                              forma arbustiva, rovi (Rubus ulmifolius Schott),
                              fichi (Ficus carica L.), arbusti di sambuco (Sambucus
                              nigra L.) e alberi da frutto del genere Prunus. 
                              Nella parte terminale della scarpata il dislivello
                              è più accentuato, molto probabilmente a causa di
                              una forma di erosione dovuta alla presenza di
                              acqua negli strati superficiali del terreno;
                              infatti in questa zona sono state rilevate specie
                              che crescono su terreni molto umidi come canne
                              domestiche (Arundo donax L.), ebbio (Samucus
                              ebulus L.) e menta (Mentha pulegium L.). 
                               
                               
                              Aspetti faunistici: 
                              Le ridotte dimensioni dell'area, la sua inclusione
                              all'interno di un territorio densamente edificato,
                              la prevalente caratterizzazione vegetazionale a
                              prato-pascolo, fanno del Parco di Aguzzano un
                              unico biotipo frequentato da una fauna non molto
                              ricca e poco diversificata, propria dei pascoli e
                              dei prati cittadini. 
                              Tra gli anfibi censiti di particolare rilevanza
                              appare la presenza del Rospo smeraldino. 
                              Per quanto riguarda gli uccelli, è stata rilevata
                              la presenza di 30 specie nidificanti; interessante
                              è la presenza del Gheppio,che utilizza il Parco
                              quale territorio di caccia, e di alcune specie di
                              uccelli insettivori quali il Saltimpalo, il
                              Torcicollo e lo Strillozzo. Lungo il fosso di San
                              Basilio è stata inoltre rilevata la presenza
                              della Gallinella d'acqua. 
                              Tra i mammiferi sono presenti alcune specie di
                              predatori come la Volpe e la Donnola. 
                              Infine tra i rettili appare ancora di un certo
                              interesse la presenza del Biacco e della Biscia
                              dal collare. 
                               
                               
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                              PINETO 
                                
                               
                              Ubicazione e perimetro: 
                              Il Parco del Pineto, che si estende per una
                              superficie di 250 ha. nel settore nord-occidentale
                              della città, è delimitato a nord dalla via
                              Trionfale, ad ovest dalla via della Pineta
                              Sacchetti, a sud dal quartiere di Valle Aurelia ad
                              est dalla Ferrovia Roma-Nord; la parte orientale
                              è attraversata longitudinalmente, in direzione
                              Nord-Sud, dalla sede del nuovo anello ferroviario
                              urbano. 
                              Sotto l'aspetto orografico il territorio del Parco
                              è costituito da una vallata profondamente incisa
                              da fenomeni di erosione, denominata Valle
                              dell'Inferno, che si estende dalle propaggini
                              occidentali delle colline di Monte Mario a quelle
                              settentrionali del Vaticano; esso fa parte di un
                              più vasto sistema ambientale, un tempo omogeneo e
                              continuo, che partendo dalla valle della
                              Insugherata arriva fino a via della Pisana
                              includendo anche Villa Pamphili e le aree verdi
                              ancora edificate. 
                               
                              Aspetti geomorfologici: 
                              Il territorio del Parco del Pineto occupa una
                              lunga e stretta striscia di terreno ad andamento
                              meridiano; esposto principalmente ai venti N-W, è
                              compreso fra le quote di circa 120 e 35 metri
                              s.l.m., con il minimo lungo il margine meridionale
                              ed il massimo a nord in prossimità Via Trionfale. 
                              La piovosità media annua, rilevata nella Stazione
                              Pluviometrica di Roma M.Mario (+110 m. s.l.m.) è
                              pari a circa 892 mm. di pioggia. 
                              Il minimo pluviometrico e termico è stato
                              riscontrato rispettivamente nei mesi di luglio e
                              gennaio ed il massimo pluviometrico e termico nei
                              mesi rispettivamente di ottobre ed agosto. L'area
                              presenta vaste zone ricoperte da una coltre
                              piroclastica e profondamente intagliate
                              dall'erosione lineare e diffusa delle acque
                              meteoriche e di quelle incanalate. Le valli
                              risultano incassate con pendii piuttosto acclivi e
                              pareti verticali in corrispondenza dei principali
                              affioramenti tufacei, mentre le sommità dei
                              rilievi sono pianeggianti. 
                              Il fenomeno geomorfologico prevalente è
                              l'erosione fluviodenudazionale, legata all'azione
                              delle acque meteoriche selvagge ed incanalate, che
                              assume frequentemente caratteri di particolare
                              intensità, provocando rapide variazioni delle
                              forme superficiali. Quando l'erosione si verifica
                              su colate piroclastiche, il tratto di versante
                              corrispondente, assume una pendenza prossima alla
                              verticale. 
                               
                              Aspetti botanici: 
                              L'area del Parco del Pineto, ritenuta una delle più
                              belle plaghe botaniche della città, è costituita
                              da un vasto complesso vegetazionale. La
                              compresenza di sabbie ed argille crea situazioni
                              molto differenti nell'umidità del terreno e
                              quindi nella vegetazione, facendo sì che
                              nell'area, relativamente ristretta, convivano
                              biocenosi che possiedono caratteristiche
                              ecologiche differenti. L'inclinazione dello strato
                              delle argille marnose impermeabili (che scende
                              verso est) ed il suo affioramento sulle mezze
                              coste collinari, determinano inoltre risorgenze
                              acquee ed in alcune zone ristagni, che spiegano il
                              dimorfismo delle fitocenosi presenti. 
                              La Valle dell'Inferno è ricoperta, soprattutto
                              nella zona Nord e in quella centrale, da
                              popolamenti boschivi costituiti da uno strato
                              arboreo alto 10-12 m., da uno strato arbustivo
                              alto circa 5m., da un secondo strato arbustivo di
                              circa 1 m. e da uno strato erbaceo di 50-70 cm. 
                              Tra i popolamenti boschivi sempreverdi il Quercus
                              suber rappresenta l'essenza dominante; l'albero
                              raggiunge i 12 m. di altezza ed ha un diametro di
                              40 cm. Si tratta di boschi di sugherete di
                              dimensioni ridotte rispetto al passato e di cui
                              abbiamo traccia in alcuni documenti del XVII
                              secolo relativi alla "Tenuta del Pigneto". 
                              Sono inoltre presenti popolamenti boschivi
                              caducifogli come il Quercus pubescens, il Quercus
                              frainetto, il Quercus robur, il Corylus avellana,
                              il Fraxinus ornus, cui si aggiungono diversi
                              raggruppamenti arbustivi dove domina il Cistus
                              salvifolius e l'Erica arborea. 
                              Il bioclima relativo alla zona in esame non mostra
                              differenze significative rispetto ad altre aree
                              romane per quanto riguarda i valori medi delle
                              temperature. 
                              La vegetazione presente è di particolare
                              interesse poiché costituisce un esempio
                              riepilogativo della vegetazione del basso Lazio
                              tirrenico, dalle dune litoranee alle stazioni
                              pedemontane. 
                              Tale interesse si riferisce in particolare: 
                              
                               
                                - alla presenza di
                                  popolamenti boschivi a Quercus suber, che
                                  costituiscono un esempio di vegetazione
                                  costiera posta a circa 22 km. dal mare e che
                                  sono considerati alcuni tra i lembi residui
                                  degli antichi boschi sub-costieri che un tempo
                                  occupavano la costa tirrenica. La Sughereta
                                  della Valle dell'Inferno rappresenta una parte
                                  significativa di quella più vasta che si
                                  estendeva nella zona N-W di Roma e comprendeva
                                  le zone della Pisana, di Brava, di Casetta
                                  Mattei e dell'Insugherata.
                                
 - alla compresenza in un
                                  ambiente relativamente ristretto (250 ha.) di
                                  specie vegetali con esigenze ecologiche
                                  differenti; nella valle si trovano a convivere
                                  elementi mesofili (Quercus frainetto, Corylus
                                  avellana, ecc.) con elementi termofili e
                                  xerofili (Quercus pubescens, Erica arborea,
                                  ecc.). Infatti accanto agli episodi di
                                  vegetazione costiera possiamo trovare delle
                                  fitocenosi più mesofile che rappresentano un
                                  preludio dei boschi sud-montani che ricoprono
                                  i rilievi ad ovest di Roma fino alle pendici
                                  della catena appenninica; nelle zone di
                                  fondovalle, che in alcuni periodi dell'anno
                                  rimangono sommerse, sono presenti fitocenosi
                                  idro-elofitiche. Si tratta in sostanza della
                                  concentrazione entro uno spazio molto limitato
                                  della caratteristica eterogeneità delle
                                  cenosi laziali, soggette a sottoclimi diversi
                                  e alle condizioni ecologiche più varie.
                                
 - alla ricchezza
                                  floristica. Lo studioso Giuliano Montelucci
                                  che negli anni '40 condusse uno studio sulla
                                  flora e sulla vegetazione dell'intera Valle
                                  dell'Inferno e durante il quale catalogò 681
                                  essenze vegetali, propose fin dal 1954 di
                                  proteggere la zona per farne un "parco
                                  naturale".
 
                               
                              Oggi a causa
                              dell'effetto antropico, questa ricchezza si è
                              ridotta; al suo impoverimento va aggiunto il
                              fenomeno di ampia ibridazione, di difficile
                              classificazione, che alcuni studiosi hanno
                              rivelato in quest'area. Le Querce caducifoglie
                              hanno dato luogo a numerosi ibridi (Quercus
                              pubescens x Quercus robur e Quercus pubescens x
                              Quercus frainetto, ecc.). 
                              Occorre inoltre osservare che nella Valle
                              dell'Inferno era un tempo frequente il Quercus
                              ilex, oggi raro, probabilmente perché il leccio
                              in una stazione caldo umida, non riesce ad
                              ostacolare la conquista del terreno da parte della
                              sughera. 
                              In una posizione isolata rispetto alla Valle,
                              precisamente nella parte S-W dell'area oggetto di
                              studio, si trova la "Pineta Sacchetti".
                              Il suo impianto fu realizzato dai Torlonia nel
                              1861 in un'area che nel XVII secolo era sistemata
                              in parte a vigna. La pineta non presenta un
                              particolare interesse botanico poiché il suo
                              sottobosco, compromesso dall'impatto antropico,
                              non esiste più. 
                              Molte aree di questa valle coltivate a vigneto o
                              utilizzate per seminativi, negli anni '60-'70,
                              sono ormai abbandonate mentre rimane intensa
                              l'attività di pascolo. 
                              I popolamenti boschivi presenti, così come sempre
                              accade negli ambienti naturali in zone
                              antropizzate, risultano danneggiati dal taglio
                              degli alberi, dagli incendi e dal pascolo, che ne
                              mettono in pericolo la sopravvivenza. 
                               
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