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Alert "Atlantis. Indagine bibliografica dalle fonti di Platone fino agli scrittori moderni e le ipotetiche ricostruzioni cartografiche"

a cura di Ernesto Paleani..

La Leggendaria Terra di MU

 

 

 

Durante gli anni Venti e Trenta, un anglo-americano, James Churchward, pubblicò vari libri nei quali si narrava la storia del continente perduto di Mu; nella sua cartina è visibile Mu che include una gran parte della Polinesia, delle isole Hawaii e dell’isola di Pasqua. Churchward stabilì che Mu era scomparsa tra le onde dell’Oceano Pacifico circa 13.000 anni fa, lasciando come unica testimonianza solo la miriade di isole della Polinesia.

Il misterioso continente si sarebbe esteso nel Pacifico come residuo della più antica Lemuria e sarebbe stato la base delle civiltà cinese, indiana, persiana, egiziana, mesopotamica e greca.

Testimonianze della civiltà di Mu sarebbero state alcune iscrizioni incise su tavolette, o rocce, ritrovate in India, più esattamente nel Tibet, e nell’Isola di Pasqua; alcuni studiosi sono convinti che anche le gigantesche statue che si trovano in questa isola, sarebbero antico retaggio della civiltà di Mu.

Dopo la distruzione di Mu i sopravvissuti si divisero in due rami di espansione, uno di questi giunse in India proseguendo fino in Mesopotamia, dove si dice che lo stesso Mosè fosse stato ispirato dalle tavolette Naacal per la stesura delle Tavole della Legge. Circa 17.000 anni fa, in Eurasia, era presente la più grande colonia di Mu, nota come Uighur, il cui ceppo razziale è da considerarsi l’antenato della razza ariana. L’altro ramo di espansione, invece, era giunto in America. Secondo alcuni, la stessa gloriosa civiltà Maja era originariamente costituita da componenti di carnagione bianca provenienti direttamente da Mu. Secondo quanto Churchward dedusse dalle tavolette e da altri antichi testi indiani, vi fu un tempo una civiltà antichissima, in una terra che 50.000 anni fa era abitata da 64.000.000 di persone, sotto molti aspetti superiore alla nostra civiltà. Questo leggendario continente non presentava montagne, ma solo alture, tanto da essere chiamato il Paese  dell’argilla; le sue dimensioni coprivano una zona di circa 8.000 chilometri da Nord a Sud e 5.000 chilometri da Est a Ovest, interessando un tratto dell’Oceano Pacifico ed estendendosi fino all’isola di Pasqua. Secondo lo stesso Churchward, la forma di governo vigente era una sorta di teocrazia cui stava a capo Ra, l’Imperatore sacerdote chiamato anche Ra-Mu. Diverse migliaia di anni fa un primo sconvolgimento sommerse le parti meridionali di Mu, che tuttavia col tempo riprese la sua originale prosperità, ed il ricordo di questa catastrofe era ormai quasi dimenticato dalle generazioni successive quando Mu fu sottoposto all’ultimo definitivo disastro, in un periodo compreso tra i 12.000 e i 12.500 anni fa, all’incirca durante il periodo dell’affondamento di Atlantide. I documenti parlano di un immenso sconvolgimento simile ad un grande terremoto, che fa pensare ad un assestamento tettonico; la terra si sollevò e si agitò, templi e palazzi furono distrutti. Parte della popolazione si salvò sulle alture che ancora affioravano, ma le terribili condizioni portarono all’abbrutimento e al cannibalismo. E così dopo Mu, in breve tempo, anche le sue colonie come Uighur, che non ricevevano più il sostentamento dalla Madreterra, subirono un lento declino che portò alla loro scomparsa. Dalle ceneri di Mu nacque la civiltà attuale.

 

Il Continente Mu di Axel Famiglini

 

Il colonnello inglese, James Churchward, stanziato in India verso il 1870, durante un periodo di grave carestia, si trovava presso un tempio a recare aiuto al sommo sacerdote. Churchward fece amicizia con il sacerdote, scoprendo che entrambi avevano una grande passione per l'archeologia. Un giorno il colonnello britannico si trovava nel tempio intento a decifrare un'iscrizione. Il sacerdote, dopo averlo visto tanto impegnato in quell'impresa, aiutò Churchward a tradurre ciò che era scritto sul muro del tempio, rivelandogli anche che si trattava di una lingua estremamente antica. Il sacerdote inoltre confessò che all'interno del tempio esistevano delle tavolette scritte nella stessa lingua che parlavano della terra di origine del genere umano, il continente Mu. Queste tavolette erano state ritrovate in una delle sette città sacre dell'India (Rishi) e appartenevano ad una collezione molto più vasta. Il sacerdote disse a Churchward che le tavolette erano sacre poiché erano state scritte in un linguaggio oscuro e ricco di significati esoterici dai Sacri Fratelli, detti Naacal, venuti dalla madre patria in Asia sud orientale a portare le sacre scritture, le scienze e la religione. Le tavolette in questione sarebbero state vecchie di migliaia di anni e sarebbero state scritte, secondo il sacerdote, in Birmania o addirittura sul continente Mu. Purtroppo la sacralità e l'importanza di quelle tavolette era tale che era vietato rimuovere le loro custodie. Tuttavia una sera Churchward scoprì che il suo amico sacerdote aveva preso due tavolette e si accorse subito che erano di argilla cotta al sole ed erano impolverate. Alla fine Churchward e il sacerdote decisero di esaminare tutte le tavolette e le tradussero integralmente. Scoprirono che le tavolette parlavano della creazione del mondo e dell'uomo, il quale era comparso per la prima volta nel continente Mu. Churchward, capita l'importanza della sua scoperta, iniziò a girovagare in India, poi in Birmania e infine per tutto il mondo alla ricerca di altre tavolette. Importanti per le ricerche di Churchward furono le scoperte di William Niven in Messico. Niven infatti scoprì delle città sepolte vecchie di decine di migliaia di anni distrutte da immensi cataclismi vulcanici. Tutto ciò, secondo Churchward, avrebbe dimostrato l'esistenza di civiltà "preistoriche" avanzate, come Mu. Inoltre Niven, durante i suoi scavi trovò duemilaseicento tavolette che facevano riferimento a Mu, permettendo a Churchward di aumentare le proprie conoscenze sul continente perduto.

Churchward, dopo molti viaggi e ricerche, riuscì a tracciare una storia di Mu che qui vi presento. Il continente Mu, situato nell'oceano pacifico, era un vasto territorio ondulato che aveva come confine settentrionale le isole Hawaii e come confine meridionale una linea immaginaria tracciata tra l'Isola di Pasqua e le Fiji. Da est a ovest misurava 8000 Km e in senso verticale 5000 Km. Mu era ricca di vegetazione tropicale, fiumi, laghi e grandi animali. Era una sorta di grande giardino dell'Eden. Il continente era abitato da sessantaquattro milioni di abitanti, divisi in dieci tribù o stirpi e governati da un re unico (che aveva poteri sia spirituali che temporali), detto Ra-Mu. Il regno di questo monarca venne chiamato "impero del Sole". La religione seguita su Mu era unica per tutti i suoi abitanti: essi adoravano una divinità che veniva indicata con il nome fittizio "Ra il Sole", poiché gli abitanti non ne pronunciavano mai il vero nome. Gli abitanti di Mu credevano nell'immortalità dell'anima e del suo futuro ritorno a Dio. Nel continente Mu non c'erano mai state violenze e si viveva nel benessere e nella prosperità. Mu, popolata da diverse razze, era dominata dalla razza bianca; le altre genti non avevano posizioni politiche rilevanti. La navigazione era una delle attività preponderanti dei "muani", tuttavia essi erano anche ottimi architetti e scultori. Il materiale principale utilizzato in queste arti era la pietra. Mu era divisa in tre grandi zone ed aveva sette città principali. Da Mu partirono navi che raggiunsero tutto il mondo e portarono scienza, religione e commercio. Mu fondò diverse colonie tra cui l'impero coloniale di Mayax in America, l'impero Uighur nell'Asia centrale e nell'est Europeo e il regno dei Naga nell'Asia meridionale. Secondo le tradizioni degli abitanti di Mu, la cui terra esisteva già 50.000 anni fa, l'uomo fece la sua comparsa su questo continente. Nel periodo di massimo sviluppo per gli abitanti di Mu, la parte meridionale del continente fu sconvolta da catastrofi vulcaniche e da maremoti. Dopo questo periodo di instabilità geologica, la vita su Mu riprese e vennero ricostruite le città e i templi. Tuttavia, quando la precedente catastrofe sembrava già dimenticata, il continente Mu, circa 13.000 anni fa (poco dopo la stessa sorte sarebbe toccata ad Atlantide), fu distrutto definitivamente, inabissandosi. Lo sprofondamento causò un immenso maremoto che sconvolse tutto il pianeta. Pochi sopravvissero alla tragedia, che si salvarono sulle odierne isole del pacifico, ultimi residui del continente Mu. I superstiti si imbarbarirono presto, creando solo miti e leggende sul loro glorioso passato.

Churchward, con l'utilizzo delle tavolette e di altre fonti (quali il Manoscritto troano, il Codex cortesianus, il Manoscritto di Lhasa, le iscrizioni del tempio di Uxmal nello Yucatàn, le iscrizioni del tempio di Xochicalo a 96 Km a sud - ovest di Città del Messico, il Ramayana ecc…) tradotte anche in modo molto particolare (qui faccio riferimento specialmente alle fonti classiche), non solo ha svelato al mondo l'antica storia del continente Mu e dell'origine dell'uomo e della terra, ma ha anche costituito una scienza geologica alternativa a quella tradizionale basandosi sulle conoscenze millenarie che gli abitanti di Mu avevano accumulato in materia.

 

LA  LEGGENDA  DEL  CONTINENTE  MU  tra  MAYA, POLINESIANI e ...

 

MU è un leggendario e per ora immaginario continente che si sarebbe trovato fino a circa 12-13.000 anni fa nel Sud Pacifico andando ad occupare quella zona di mare oggi chiamata Polinesia e ( parte della ) Melanesia ... praticamente un enorme continente che sprofondò poco prima di Atlandide a seguito di un cataclisma (asteroide ? serie di eruzioni vulcaniche ?)  i cui picchi montagnosi sono identificati da una miriade di isole come le Hawaii a Nord, le Fiji ad Ovest e l'Isola di Pasqua ad Est. Il continente aveva ovviamente un clima tropicale e i suoi 64 milioni di abitanti (divisi in 10 stirpi) prosperavano in pace grazie alla terra generosa e grazie alla saggia guida del Ra-Mu, un Re di razza bianca (la razza dominante a Mu), che amministrava anche la religione nella quale veniva adorato il Dio Sole "Ra".
Oltre alle arti una delle principali occupazioni degli abitanti era la navigazione e dalle sette città partirono molti uomini diretti in tutte le direzioni spandendo praticamente in tutti i territori anche non costieri una comune cultura e conoscenza.
Quando Mu sprofondò si creò un enorme maremoto che distrusse praticamente tutte le civiltà (diluvio universale?) facendo perdere le prove dirette di questa grande civiltà (tranne qualche mito e leggenda tramandata dai superstiti ... così il cammino culturale dell'uomo iniziò daccapo!
Tra i materiali preferiti per le arti vi era la pietra ed i metodi di trasporto e di messa a dimora erano molto avanzati (ancora oggi non si conoscono i dettagli sul trasporto dei Mohai dell'Isola di Pasqua ed i blocchi delle Piramidi Egizie ...).


    Ma da dove viene la leggenda?


Tutto iniziò quando nel 1868 un certo colonnello Churchward che lavorava in un tempio in India scoprì dei bassorilievi che parlavano di alcune tavolette di argille custodite nel tempio stesso. Riuscì a poterle visionare (grazie anche alla curiosità del sommo sacerdote guardiano del tempio) e scoprì la descrizione del continente Mu.
Da quel giorno la vita del colonnello cambiò e passò il resto dei suoi anni (spendendo tutti gli averi) alla ricerca di altre prove del mitico continente descritto. Tra le sue scoperte riuscì a tradurre dei testi Maya contenuti negli archivi spagnoli tramite la "chiave" del testo delle tavolette Indù e trovò molte analogie e relazioni con il mitico continente nelle tombe scoperte in Cina nel deserto del Gobi dal russo Koslov, in manoscritti Tibetani, ecc.
La cosa però più impressionante fu la similitudine tra gli scritti Indù e le iscrizioni Maya (e relativa descrizione del continente polinesiano) rinvenute direttamente nello Yucatan (Messico) da Niven (e visionate poi da Churchward) presso Uxmal e ChichenItza.
Molte delle scoperte di Churchward furono poi confermate molti anni più tardi dal vasellame ritrovato a Glozel in Francia e da alcune iscrizioni nei siti sacri a Tiahuanaco in Bolivia.

 

Continenti perduti: Atlantide e Mu

 

Il filosofo Platone nel 400 a.C. fu il primo a raccontare la storia di Atlantide nei suoi due dialoghi : il "Timeo"  e il "Crizia". Secondo Platone si trattava di una grande isola nell'Oceano Atlantico che era scomparsa nelle onde 9000 anni prima. Da quel momento in poi furono scritti centinaia di libri sull'isola. Secondo la teoria più recente, Atlantide era il continente oggi conosciuto col nome di Antartico e i resti di grandi città adesso si troverebbero in profondità sotto il ghiaccio.

Altro continente mitico era Mu. Secondo la leggenda queste due terre sorgevano rispettivamente in pieno Oceano Atlantico e nel sud Pacifico. Il livello tecnologico raggiunto da queste due civiltà doveva essere molto avanzato e confrontabile col nostro già in quel remoto passato, tale da portare ad un conflitto nucleare tra le due nazioni. Questa guerra catastrofica avrebbe causato l'annientamento totale e reciproco e l'inabissamento delle due isole.

 

Nella cartina la posizione più accreditata di Atlantide

 

Un altra ipotesi parla dell'esistenza della sola Atlantide ricchissima e fertile che sarebbe stata distrutta da un gigantesco asteroide o meteorite (che sembra effettivamente sia piombato giù dal cielo proprio in quel periodo).

La vicenda di Atlantide e Mu è storia o leggenda e mito? Forse non lo sapremo mai, ma negli ultimi decenni vari studiosi hanno trovato indizi e tracce di queste civiltà antichissime che testimonierebbero la loro effettiva presenza.

Sotto il mare al largo di Cuba, a diverse centinaia di metri di profondità, sono state rinvenute intere strade lastricate e grandi mura perfettamente scolpite; lo stesso Platone parla di popoli di commercianti e navigatori che sarebbero vissuti molti anni prima al largo delle coste della Spagna.

Ritornando al continente Mu sappiamo che esso si estendevano in quello che oggi è l'oceano pacifico, circa 12.000 anni fa. Non siamo completamente certe della sua esistenza, ma ci sono molte possibilità che sia così. Tutta la vicenda comincia nel 1868, per parte del colonnello Churchward che a quell'epoca si trovava in India dove era diventato l'assistente di un Gran Sacerdote e studiava con accanimento le iscrizioni di un antico bassorilievo. Traducendo varie crittografie, apprese che gli archivi del tempio dove si trovava, custodivano molte tavolette di argilla: esse erano state redatte dai Naacal (fratelli santi) nella loro terra madre scomparsa: il continente Mu.

Purtroppo le tavolette non potevano essere lette poiché erano conservate in un involucro di tessuto. Il colonnello però, per mezzo di uno stratagemma, riuscì a convincere il Gran Sacerdote a svolgere il loro involucro. Evidentemente anche il Gran Sacerdote era curioso di leggere le tavolette, se si fece convincere così facilmente. Aprì quindi gli involucri e apparvero varie iscrizioni su argilla che furono tradotte dal colonnello Churchward. Le tavolette contenevano nientemeno che la storia dell'umanità dall'inizio e la storia dello sprofondamento, avvenuto 12000 anni fa, del continente Mu.

                                                                                                                                                                           

La celebre scultura greco-ibera "Signora di Elche"

fu ritrovata ad Alicante (Spagna) e risalirebbe al 400

a.C. circa. Secondo alcuni studiosi rappresenterebbe

una sacerdotessa di Atlantide. 

 

In Messico, nel frattempo, un geologo inglese, un certo William Niven, aveva rinvenuto delle tavolette con iscrizioni indecifrabili. Churchward, osservate le iscrizioni, disse che erano identiche a quelle che egli aveva veduto in quel lontano tempio indiano. E c'era di più: il colonnello disse che con la chiave indù era riuscito a tradurre due famosi testi maya: il "Codex Cortesianus" e il "Manoscritto Troano". Convinto dell'universalità della civiltà di Mu, Churchward si mise in giro per il mondo per trovare conferme alla sua scoperta.

 

In questo Tempio Churchward imparò a tradurre le tavolette Naacal grazie ai pazienti insegnamenti di un sacerdote che per due anni gli insegnò a capire il significato di quegli ideogrammi che troviamo nelle parti più diverse della terra.

Un esempio delle tavolette di William Niven - il geologo che in territorio messicano scoprì e catalogo oltre 2.600 tavolette in pietra le cui iscrizioni erano in un idioma ideogrammatico, che egli riteneva simile a quello delle tavolette Naacal - la croce che si muove è il segno della forza di Dio, della vita in evoluzione

 

Il popolo di Mu avrebbe infatti colonizzato il mondo intero. Si chiamava, nella propria lingua, Uighur e avrebbe avuto la capitale in Asia, precisamente dove il professore russo Koslov aveva scoperto, nel deserto di Gobi, in Cina, a 50 piedi di profondità sotto le rovine della città di Khara-Khota, una tomba dipinta, vecchia di almeno 18000 anni. In essa vi erano i resti di un re e di una regina fregiati, secondo il colonnello Churchward, delle insegne di Mu, una M, il Tau ed un cerchio attraversato verticalmente da una linea. Un manoscritto scoperto in un antico tempio di Lhasa, in Tibet, racconterebbe anch'esso la fine di Mu.

Inoltre, il vasellame trovato a Glozel, in Francia, nel 1925 riprodurrebbe i segni e la scrittura di Uighur. L'apogeo di Mu daterebbe da 75000 anni ma l'impero vero e proprio risalirebbe a 50000 anni fa.

Il colonnello Churchward non ha mai fornito le prove delle sue famose tavolette di argilla indù, ma certamente non se l'è inventate. Forse la sua teoria non è vera, ma bisogna considerare che quello che lui affermava nella seconda metà del XIX secolo si ritrova confermata nei ritrovamenti di Glozel (avvenuti 50 anni dopo) e di Tiahuanaco. Un altro punto a favore della buona fede del colonnello è che egli sperperò la sua fortuna nei giri fatti intorno al mondo per trovare una conferma alla sua storia. Forse Mu è un'invenzione o forse no. Un giorno forse lo sapremo.

 

 

Continenti sotto il mare?

 

La storia di Atlantide è una storia misteriosa. A parlarci di quest'isola fantastica, abitata da una dinastia di principi di grande saggezza, è il filosofo greco Platone, in un dialogo intitolato Timeo.

 


Mappa del mondo, in cui è disegnata la posizione di Atlantide.
Conservata alla Biblioteca Nazionale di Parigi


Platone parla del mare Atlantico e dice: "Allora infatti quel mare era navigabile, e davanti a quell'imboccatura che, come dite, voi chiamate colonne d'Ercole, aveva un'isola, e quest'isola era più grande della Libia e dell'Asia messe insieme: partendo da quella era possibile raggiungere le altre isole per coloro che allora compivano le traversate, e dalle isole a tutto il continente opposto che si trovava intorno a quel vero mare. Infatti tutto quanto è compreso nei limiti dell'imboccatura di cui ho parlato appare come un porto caratterizzato da una stretta entrata: quell'altro mare, invece, puoi effettivamente chiamarlo mare e quella terra che interamente lo circonda puoi veramente e assai giustamente chiamarla continente".
Platone sembra intendere di essere a conoscenza dell'esistenza del continente americano e, prima di esso, di questa grande isola: Atlantide. Dice di aver sentito raccontare di Atlantide e che fu il Greco Solone il primo a parlare di quest'isola. Ma cosa successe? Il filosofo continua così: " In quest'isola di Atlantide vi era una grande e meravigliosa dinastia regale che dominava tutta l'isola e molte altre isole e parti del continente: inoltre governavano le regioni della Libia che sono al di qua dello stretto sino all'Egitto, e l'Europa sino alla Tirrenia. Tutta questa potenza tentò allora di colonizzare con un solo assalto la nostra regione e ogni luogo che si trovasse al di qua dell'imboccatura."
La "nostra regione" di cui parla Platone è la Grecia, che si oppose con coraggio all'invasione del popolo di Atlantide, proprio grazie a Solone, che è conosciuto nella storia per essere stato un grande politico. E dopo … " avvennero terribili terremoti e diluvi, trascorsi un solo giorno e una sola notte tremendi, tutto il nostro esercito sprofondò insieme nella terra e allo stesso modo l'isola di Atlantide scomparve sprofondando nel mare: perciò anche adesso quella parte di mare è impraticabile e inesplorata, poiché lo impedisce l'enorme deposito di fango che che vi è sul fondo formato dall'isola quando si adagiò sul fondale".
Atlantide, quindi, giace sul fondo del mare, insieme ad altre, antiche, civiltà. Sempre Platone, infatti, scrive:


un tempo vi furono grandi inondazioni, dalle quale ben pochi uomini riuscirono a salvarsi. Le città furono completamente rase da tale distruzione, gran parte della loro civiltà fu con esse seppellita sotto le acque, ed è occorso lunghissimo tempo per ritrovarne la traccia … "


P Suggerendo non solo che il Diluvio di cui parlano le religioni di molte e diverse parti del mondo, tra cui la Bibbia, avvenne davvero, ma che altri continenti "mitici", sono sprofondati sotto al mare. La teoria non è così ardita come sembra. Solo recentemente gli archeologi si stanno dedicando al mare e ai suoi segreti. Si stanno trovando tracce di civiltà sprofondate, attorno al Giappone, o in Malesia, là dove, ad esempio, indaga il giornalista Graham Hancock, ormai specializzatosi in indagini sulle civiltà perdute.
Nel Pacifico, soprattutto, si cerca il continente di Mu, di cui venne a conoscenza il colonnello Churchward a metà del 1800, durante un suo viaggio in India. Il colonnello sostiene di aver letto delle tavolette che contenevano l'intera storia di questo continente, sprofondato sotto il mare 12.000 anni fa, dopo che i suoi abitanti avevano colonizzato ogni regione del mondo.
Difficile credergli completamente, ma difficile, anche non essere affascinati dall'idea che, al di sotto del mare, si estendano imperi che ancora non conosciamo.

 

Archeologia - La piramide nell'oceano

(di Francesca Sereni)

 

È un'enorme struttura di roccia a gradini sommersa dalle acque del Pacifico: è opera della natura o la prova dell'esistenza di Mu, il continente inghiottito dalle acque ancor prima della mitica Atlantide?

 

Cosa succederebbe se scoprissimo che la nostra civiltà, prima ancora di esprimersi nelle grandi culture come l'Egitto delle piramidi, la Mesopotamia delle ziqqurat o la Cina della Grande Muraglia, era già nata in un remoto angolo dell'Oceano Pacifico? Dovremmo riscrivere la storia.

E' esattamente quello che potrebbe accadere se la misteriosa struttura scoperta sui fondali di Yonaguni, l'ultima isola delle Ryukyu, l'arcipelago più a Sud del Giappone, si rivelasse la più antica costruzione dell'uomo. Si troverebbero le prove dell'esistenza del leggendario Mu, un enorme continente inabissatosi nell'Oceano Pacifico. Una seconda Atlantide, dopo quella, altrettanto misteriosa, collocata nell'Oceano Atlantico. Un mitico continente Il mito di Mu è stato tramandato da James Churchward, un colonnello inglese a lungo distaccato in oriente dall'Impero coloniale britannico. Nel 1868 il colonnello affermò di essere entrato in possesso di alcune tavolette di argilla per secoli abbandonate in un remoto monastero orientale, che recavano incisa, in una scrittura misteriosa, la storia di questo continente. Secondo le tavolette, Mu era un immenso continente dove circa 50 milioni di anni fa avrebbe avuto origine la vita. Il popolo di Mu adorava il Sole, di cui il re era diretta emanazione, e avrebbe colonizzato tutto il mondo, affidando ogni paese a un sovrano "figlio del Sole". Una civiltà operosa e prospera che sarebbe perita all'improvviso nel periodo di massimo splendore: circa 25mila anni fa, infatti, violentissimi terremoti e maremoti si sarebbero abbattuti su questa terra facendola sprofondare negli abissi. Per i successivi cinquant'anni Churchward si dedicò alla decifrazione delle tavolette e a viaggi intorno al mondo per raccogliere tutte le informazioni possibili su questa presunta culla della civiltà umana. Ma senza successo. Finchè quasi cento anni dopo, nel 1985, il giapponese Kikachiro Aratake, una guida subacquea di Yonaguni, durante un'immersione a circa 150 metri al largo dell'isola, fece la sensazionale scoperta: un'enorme struttura di pietra, dall'aspetto simile a una piramide, che si ergeva a una profondità di 25 metri. Yonaguni è situata molto più a Ovest rispetto alla zona dove Churchward aveva localizzato Mu, ma potrebbe comunque essere un primo indizio. La scalinata sommersa "Nuotavo spinto dalla corrente quando improvvisamente mi si parò davanti una ripida parete di pietra", ricorda Aratake. "Dovetti aggrapparmi con le mani alla roccia per costeggiare la struttura e non essere spinto lontano. Dopo la lunga passeggiata subacquea mi ritrovai di fronte a uno spettacolo da mozzare il fiato: la facciata era percorsa da scalinate, ognuna delle quali conduceva a terrazzamenti su vari livelli, in un insieme irregolare, ma continuo fino alla cima. La costruzione era così perfetta che mi aspettavo da un momento all'altro di vedere qualcuno uscirne. Ma gli unici abitanti erano i pesci che nuotavano intorno a me, e il silenzio del luogo era rotto solo dal battito del mio cuore". La notizia del ritrovamento fu divulgata alla comunità scientifica nel 1986 e solo dal 1990 la zona fu dichiarata sito archeologico ufficiale. Ma cosa rappresenta questa sorta di piramide? Come e quando è stata sommersa? è davvero opera dell'uomo o è uno scherzo della natura? Newton lo ha chiesto a Ma-saaki Kimura, docente di Oceano-grafia all'Università delle Ryukyu e "padre accademico" del sito.

"L'irregolarità e le dimensioni della struttura hanno reso difficile ricostruirne l'aspetto d'insieme", esordisce lo studioso. "E avverse condizioni ambientali (come il kuroshio, la forte corrente calda del Pacifico, e i monsoni che impediscono le immersioni per molti mesi l'anno) hanno rallentato le operazioni. Finalmente", aggiunge Kimura, "siamo riusciti a misurare la struttura: è un unico enorme blocco di roccia lungo 200 metri, largo 150 e alto circa 20. Per stabilire a che epoca risalga dobbiamo ancora fare analisi. La completa sommersione del luogo sarebbe stata causata dall'innalzamento del livello del mare in seguito all'ultima glaciazione, cioè almeno 9-10.000 anni fa, ma è anche plausibile che si tratti di una costruzione più recente, realizzata tra il 4000 e il 400 avanti Cristo". Visita subacquea guidata Quando Kimura inizia a descrivere il "suo" palazzo, sembra quasi di nuotare tra le parti più importanti della struttura. "La prima cosa che si nota nella sezione inferiore è un corridoio che si sviluppa lungo l'intero perimetro e che descrive, nell'estremità occidentale, una curva perfetta intorno alla parete", racconta l'esperto. "Dalla facciata Sud, quella principale, partono le scalinate che portano alla zona dei terrazzamenti (a Ovest) e a quella che abbiamo definito "sacra" (a Est)". Le scale, con gradini ben delineati e piuttosto alti, sono uno dei punti sui quali Kimura subisce più spesso gli attacchi dei sostenitori della tesi per la quale saremmo di fronte all'opera della natura e non dell'uomo. "Senza dubbio i gradini di alcune scalinate sono alti, alcuni arrivano persino a un metro, tanto da risultare poco agibili per l'uomo. Obiezione alla quale io ribatto che su cinque scalinate, ben tre sono "a misura di passo umano", perfettamente percorribili". Ma non è questa l'unica prova a favore dell'ipotesi che la costruzione sia opera dell'uomo, secondo l'oceanografo giapponese. "La piramide è un monolito, cioè un unico blocco di pietra, ma durante le analisi abbiamo trovato numerose pietre aggiuntive di diverse forme e dimensioni", spiega Kimura. "Quelle squadrate, concentrate solo nelle vicinanze della piramide, sembrano frammenti derivanti dai processi di lavorazione della struttura (per esempio l'intaglio delle terrazze e delle scale). Le pietre rotonde, invece, potrebbero far parte di un rudimentale sistema per drenare l'acqua piovana. Si trovano, infatti, concentrate solo vicino a solchi scolpiti sulle superfici di roccia, che probabilmente fungevano da grondaie".

Benvenuti nel luogo sacro Salendo le scale a Est si accede alla sezione più alta, quella che Kimura definisce "sacra". In questo lato sono stati trovati una serie di curiosi reperti, di cui, però, ancora non si conoscono le funzioni. "Prima di tutto una "scultura" simile a un uccello di pietra, poi una sorta di "vasca" dal profilo triangolare scavata nella roccia", descrive con entusiasmo lo studioso. "Infine, un blocco di roccia scolpito a forma di tartaruga che richiama le cosiddette kamekobaka (letteralmente "tombe a guscio di tartaruga"), ritrovate anche a Okinawa, la principale isola dell'arcipelago delle Ryukyu". A Nord, al centro di un'ampia pedana, si trova il vero oggetto di culto: una sorta di dolmen formato da una roccia orizzontale di 3 metri per 3, sostenuta da due pietre circolari più piccole. Poco lontano dal tempio è stato trovato un altro strano reperto: un megalite simile alle famose sculture dell'Isola di Pasqua, i Moai. "Si tratta di una grande roccia ovoidale con una serie di intagli nella parte superiore che sembrano tracciare un volto", racconta Kimura. "Nelle fessure orizzontali che corrispondono agli occhi sono incastrate due pietre che potrebbero rappresentare le pupille". A conferma dell'ipotesi che si tratti di un tempio edificato dall'uomo, Kimura rileva una notevole vicinanza del monumento al Tropico del Cancro. "Questa precisa collocazione geografica, secondo me, potrebbe indicare che gli antichi "costruttori" avevano precise cognizioni astronomiche". Ma chi ha eretto questa "piramide"? Kimura non si sbilancia. "L'ipotesi più plausibile è che sia opera di una popolazione arrivata dalle coste dell'Asia Sudorientale seguendo le rotte delle grandi migrazioni preistoriche", spiega il professore. Tuttavia, per quanto riguarda il tipo di civiltà degli uomini che realizzarono l'impresa non si sa molto. "I reperti fanno ipotizzare un'organizzazione sociale con uno sviluppo tecnologico avanzato: questa misteriosa popolazione doveva essere in grado di realizzare lavori edili su grande scala, oggetti di pietra e incisioni su roccia, che potrebbero rivelarsi i segni di un sistema di scrittura pittografica". Alcune incisioni ritrovate nel sito di Yonaguni, infatti, sono molto simili a quelle di una stele conservata al museo di Okinawa, la principale isola delle Ryukyu, e non ancora datata né decifrata. "Uno dei simboli di questa stele" sottolinea Kimura, "sembra un tempio sommerso. Se così fosse, potrebbe indicare che la struttura era già scomparsa ai tempi della stele". Il racconto dagli abissi Tanti sono ancora i misteri che avvolgono Yonaguni. E ci vorrà ancora tempo per stabilire se il "tempio" è la prova che il colonnello Churchward cercò per una vita. "Non so se sia la prova decisiva dell'esistenza del mitico continente Mu", conclude Kimura. "Di certo su questa roccia è incisa una pagina importante di storia. Dobbiamo solo imparare a leggerla".

 

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