"Atlantis.
            Indagine
            bibliografica dalle fonti di Platone fino agli scrittori moderni e le
            ipotetiche ricostruzioni cartografiche"
              a cura di
            Ernesto Paleani.. 
 
            La
            Leggendaria Terra di MU
             
            
             
             
            Durante
            gli anni Venti e Trenta, un anglo-americano, James Churchward,
            pubblicò vari libri nei quali si narrava la storia del continente
            perduto di Mu; nella sua cartina è visibile Mu che include una gran
            parte della Polinesia, delle isole Hawaii e dell’isola di Pasqua.
            Churchward stabilì che Mu era scomparsa tra le onde dell’Oceano
            Pacifico circa 13.000 anni fa, lasciando come unica testimonianza
            solo la miriade di isole della Polinesia.
            Il
            misterioso continente si sarebbe esteso nel Pacifico come residuo
            della più antica Lemuria e sarebbe stato la base delle civiltà
            cinese, indiana, persiana, egiziana, mesopotamica e greca.
            Testimonianze
            della civiltà di Mu sarebbero state alcune iscrizioni incise su
            tavolette, o rocce, ritrovate in India, più esattamente nel Tibet,
            e nell’Isola di Pasqua; alcuni studiosi sono convinti che
            anche le gigantesche statue che si trovano in questa isola,
            sarebbero antico retaggio della civiltà di Mu.
            Dopo
            la distruzione di Mu i sopravvissuti si divisero in due rami di
            espansione, uno di questi giunse in India proseguendo fino in
            Mesopotamia, dove si dice che lo stesso Mosè fosse stato ispirato
            dalle tavolette Naacal per la stesura delle Tavole della Legge.
            Circa 17.000 anni fa, in Eurasia, era presente la più grande
            colonia di Mu, nota come Uighur, il cui ceppo razziale è da
            considerarsi l’antenato della razza ariana. L’altro ramo di
            espansione, invece, era giunto in America. Secondo alcuni, la stessa
            gloriosa civiltà Maja era originariamente costituita da componenti
            di carnagione bianca provenienti direttamente da Mu. Secondo quanto
            Churchward dedusse dalle tavolette e da altri antichi testi indiani,
            vi fu un tempo una civiltà antichissima, in una terra che 50.000
            anni fa era abitata da 64.000.000 di persone, sotto molti aspetti
            superiore alla nostra civiltà. Questo leggendario continente non
            presentava montagne, ma solo alture, tanto da essere chiamato il
            Paese  dell’argilla; le sue dimensioni coprivano una zona di
            circa 8.000 chilometri da Nord a Sud e 5.000 chilometri da Est a
            Ovest, interessando un tratto dell’Oceano Pacifico ed estendendosi
            fino all’isola di Pasqua. Secondo lo stesso Churchward, la forma
            di governo vigente era una sorta di teocrazia cui stava a capo Ra,
            l’Imperatore sacerdote chiamato anche Ra-Mu. Diverse migliaia di
            anni fa un primo sconvolgimento sommerse le parti meridionali di Mu,
            che tuttavia col tempo riprese la sua originale prosperità, ed il
            ricordo di questa catastrofe era ormai quasi dimenticato dalle
            generazioni successive quando Mu fu sottoposto all’ultimo
            definitivo disastro, in un periodo compreso tra i 12.000 e i 12.500
            anni fa, all’incirca durante il periodo dell’affondamento di
            Atlantide. I documenti parlano di un immenso sconvolgimento simile
            ad un grande terremoto, che fa pensare ad un assestamento tettonico;
            la terra si sollevò e si agitò, templi e palazzi furono distrutti.
            Parte della popolazione si salvò sulle alture che ancora
            affioravano, ma le terribili condizioni portarono all’abbrutimento
            e al cannibalismo. E così dopo Mu, in breve tempo, anche le sue
            colonie come Uighur, che non ricevevano più il sostentamento dalla
            Madreterra, subirono un lento declino che portò alla loro
            scomparsa. Dalle ceneri di Mu nacque la civiltà attuale.
             
            Il
            Continente Mu di
            Axel Famiglini
             
            Il
            colonnello inglese, James Churchward, stanziato in India verso il
            1870, durante un periodo di grave carestia, si trovava presso un
            tempio a recare aiuto al sommo sacerdote. Churchward fece amicizia
            con il sacerdote, scoprendo che entrambi avevano una grande passione
            per l'archeologia. Un giorno il colonnello britannico si trovava nel
            tempio intento a decifrare un'iscrizione. Il sacerdote, dopo averlo
            visto tanto impegnato in quell'impresa, aiutò Churchward a tradurre
            ciò che era scritto sul muro del tempio, rivelandogli anche che si
            trattava di una lingua estremamente antica. Il sacerdote inoltre
            confessò che all'interno del tempio esistevano delle tavolette
            scritte nella stessa lingua che parlavano della terra di origine del
            genere umano, il continente Mu. Queste tavolette erano state
            ritrovate in una delle sette città sacre dell'India (Rishi) e
            appartenevano ad una collezione molto più vasta. Il sacerdote disse
            a Churchward che le tavolette erano sacre poiché erano state
            scritte in un linguaggio oscuro e ricco di significati esoterici dai
            Sacri Fratelli, detti Naacal, venuti dalla madre patria in Asia sud
            orientale a portare le sacre scritture, le scienze e la religione.
            Le tavolette in questione sarebbero state vecchie di migliaia di
            anni e sarebbero state scritte, secondo il sacerdote, in Birmania o
            addirittura sul continente Mu. Purtroppo la sacralità e
            l'importanza di quelle tavolette era tale che era vietato rimuovere
            le loro custodie. Tuttavia una sera Churchward scoprì che il suo
            amico sacerdote aveva preso due tavolette e si accorse subito che
            erano di argilla cotta al sole ed erano impolverate. Alla fine
            Churchward e il sacerdote decisero di esaminare tutte le tavolette e
            le tradussero integralmente. Scoprirono che le tavolette parlavano
            della creazione del mondo e dell'uomo, il quale era comparso per la
            prima volta nel continente Mu. Churchward, capita l'importanza della
            sua scoperta, iniziò a girovagare in India, poi in Birmania e
            infine per tutto il mondo alla ricerca di altre tavolette.
            Importanti per le ricerche di Churchward furono le scoperte di
            William Niven in Messico. Niven infatti scoprì delle città sepolte
            vecchie di decine di migliaia di anni distrutte da immensi
            cataclismi vulcanici. Tutto ciò, secondo Churchward, avrebbe
            dimostrato l'esistenza di civiltà "preistoriche"
            avanzate, come Mu. Inoltre Niven, durante i suoi scavi trovò
            duemilaseicento tavolette che facevano riferimento a Mu, permettendo
            a Churchward di aumentare le proprie conoscenze sul continente
            perduto.
            Churchward,
            dopo molti viaggi e ricerche, riuscì a tracciare una storia di Mu
            che qui vi presento. Il continente Mu, situato nell'oceano pacifico,
            era un vasto territorio ondulato che aveva come confine
            settentrionale le isole Hawaii e come confine meridionale una linea
            immaginaria tracciata tra l'Isola di Pasqua e le Fiji. Da est a
            ovest misurava 8000 Km e in senso verticale 5000 Km. Mu era ricca di
            vegetazione tropicale, fiumi, laghi e grandi animali. Era una sorta
            di grande giardino dell'Eden. Il continente era abitato da
            sessantaquattro milioni di abitanti, divisi in dieci tribù o stirpi
            e governati da un re unico (che aveva poteri sia spirituali che
            temporali), detto Ra-Mu. Il regno di questo monarca venne chiamato
            "impero del Sole". La religione seguita su Mu era unica
            per tutti i suoi abitanti: essi adoravano una divinità che veniva
            indicata con il nome fittizio "Ra il Sole", poiché gli
            abitanti non ne pronunciavano mai il vero nome. Gli abitanti di Mu
            credevano nell'immortalità dell'anima e del suo futuro ritorno a
            Dio. Nel continente Mu non c'erano mai state violenze e si viveva
            nel benessere e nella prosperità. Mu, popolata da diverse razze,
            era dominata dalla razza bianca; le altre genti non avevano
            posizioni politiche rilevanti. La navigazione era una delle attività
            preponderanti dei "muani", tuttavia essi erano anche
            ottimi architetti e scultori. Il materiale principale utilizzato in
            queste arti era la pietra. Mu era divisa in tre grandi zone ed aveva
            sette città principali. Da Mu partirono navi che raggiunsero tutto
            il mondo e portarono scienza, religione e commercio. Mu fondò
            diverse colonie tra cui l'impero coloniale di Mayax in America,
            l'impero Uighur nell'Asia centrale e nell'est Europeo e il regno dei
            Naga nell'Asia meridionale. Secondo le tradizioni degli abitanti di
            Mu, la cui terra esisteva già 50.000 anni fa, l'uomo fece la sua
            comparsa su questo continente. Nel periodo di massimo sviluppo per
            gli abitanti di Mu, la parte meridionale del continente fu sconvolta
            da catastrofi vulcaniche e da maremoti. Dopo questo periodo di
            instabilità geologica, la vita su Mu riprese e vennero ricostruite
            le città e i templi. Tuttavia, quando la precedente catastrofe
            sembrava già dimenticata, il continente Mu, circa 13.000 anni fa
            (poco dopo la stessa sorte sarebbe toccata ad Atlantide), fu
            distrutto definitivamente, inabissandosi. Lo sprofondamento causò
            un immenso maremoto che sconvolse tutto il pianeta. Pochi
            sopravvissero alla tragedia, che si salvarono sulle odierne isole
            del pacifico, ultimi residui del continente Mu. I superstiti si
            imbarbarirono presto, creando solo miti e leggende sul loro glorioso
            passato.
            Churchward,
            con l'utilizzo delle tavolette e di altre fonti (quali il
            Manoscritto troano, il Codex cortesianus, il Manoscritto di Lhasa,
            le iscrizioni del tempio di Uxmal nello Yucatàn, le iscrizioni del
            tempio di Xochicalo a 96 Km a sud - ovest di Città del Messico, il
            Ramayana ecc…) tradotte anche in modo molto particolare (qui
            faccio riferimento specialmente alle fonti classiche), non solo ha
            svelato al mondo l'antica storia del continente Mu e dell'origine
            dell'uomo e della terra, ma ha anche costituito una scienza
            geologica alternativa a quella tradizionale basandosi sulle
            conoscenze millenarie che gli abitanti di Mu avevano accumulato in
            materia.
             
            LA 
            LEGGENDA  DEL  CONTINENTE  MU  tra  MAYA,
            POLINESIANI e ...
             
            MU
            è un leggendario e per ora immaginario continente che si sarebbe
            trovato fino a circa 12-13.000 anni fa nel Sud Pacifico andando ad
            occupare quella zona di mare oggi chiamata Polinesia e ( parte della
            ) Melanesia ... praticamente un enorme continente che sprofondò
            poco prima di Atlandide a seguito di un cataclisma (asteroide ?
            serie di eruzioni vulcaniche ?)  i cui picchi montagnosi sono
            identificati da una miriade di isole come le Hawaii a Nord, le Fiji
            ad Ovest e l'Isola di Pasqua ad Est. Il continente aveva ovviamente
            un clima tropicale e i suoi 64 milioni di abitanti (divisi in 10
            stirpi) prosperavano in pace grazie alla terra generosa e grazie
            alla saggia guida del Ra-Mu, un Re di razza bianca (la razza
            dominante a Mu), che amministrava anche la religione nella quale
            veniva adorato il Dio Sole "Ra".
            Oltre alle arti una delle principali occupazioni degli abitanti era
            la navigazione e dalle sette città partirono molti uomini diretti
            in tutte le direzioni spandendo praticamente in tutti i territori
            anche non costieri una comune cultura e conoscenza.
            Quando Mu sprofondò si creò un enorme maremoto che distrusse
            praticamente tutte le civiltà (diluvio universale?) facendo perdere
            le prove dirette di questa grande civiltà (tranne qualche mito e
            leggenda tramandata dai superstiti ... così il cammino culturale
            dell'uomo iniziò daccapo!
            Tra i materiali preferiti per le arti vi era la pietra ed i metodi
            di trasporto e di messa a dimora erano molto avanzati (ancora oggi
            non si conoscono i dettagli sul trasporto dei Mohai dell'Isola di
            Pasqua ed i blocchi delle Piramidi Egizie ...).
            
                Ma da dove viene la leggenda?
            
            Tutto iniziò quando nel 1868 un certo colonnello
            Churchward che lavorava in un tempio in India scoprì dei
            bassorilievi che parlavano di alcune tavolette di argille custodite
            nel tempio stesso. Riuscì a poterle visionare (grazie anche alla
            curiosità del sommo sacerdote guardiano del tempio) e scoprì la
            descrizione del continente Mu.
            Da quel giorno la vita del colonnello cambiò e passò il resto dei
            suoi anni (spendendo tutti gli averi) alla ricerca di altre prove
            del mitico continente descritto. Tra le sue scoperte riuscì a
            tradurre dei testi Maya contenuti negli archivi spagnoli tramite la
            "chiave" del testo delle tavolette Indù e trovò molte
            analogie e relazioni con il mitico continente nelle tombe scoperte
            in Cina nel deserto del Gobi dal russo Koslov, in manoscritti
            Tibetani, ecc.
            La cosa però più impressionante fu la similitudine tra gli scritti
            Indù e le iscrizioni Maya (e relativa descrizione del continente
            polinesiano) rinvenute direttamente nello Yucatan (Messico) da Niven
            (e visionate poi da Churchward) presso Uxmal e ChichenItza.
            Molte delle scoperte di Churchward furono poi confermate molti anni
            più tardi dal vasellame ritrovato a Glozel in Francia e da alcune
            iscrizioni nei siti sacri a Tiahuanaco in Bolivia.
             
            Continenti
            perduti: Atlantide e Mu
             
            Il
            filosofo Platone nel 400 a.C. fu il primo a raccontare la storia di
            Atlantide nei suoi due dialoghi : il "Timeo"  e il
            "Crizia". Secondo Platone si trattava di una grande isola
            nell'Oceano Atlantico che era scomparsa nelle onde 9000 anni prima.
            Da quel momento in poi furono scritti centinaia di libri sull'isola.
            Secondo la teoria più recente, Atlantide era il continente oggi
            conosciuto col nome di Antartico e i resti di grandi città adesso
            si troverebbero in profondità sotto il ghiaccio.
            Altro
            continente mitico era Mu. Secondo la leggenda queste due terre
            sorgevano rispettivamente in pieno Oceano Atlantico e nel sud
            Pacifico. Il livello tecnologico raggiunto da queste due civiltà
            doveva essere molto avanzato e confrontabile col nostro già in quel
            remoto passato, tale da portare ad un conflitto nucleare tra le due
            nazioni. Questa guerra catastrofica avrebbe causato l'annientamento
            totale e reciproco e l'inabissamento delle due isole.
             
            
              
              
                
                  
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                       Nella
                      cartina la posizione più accreditata di Atlantide 
                     | 
                  
                
              
              
             
             
            Un
            altra ipotesi parla dell'esistenza della sola Atlantide ricchissima
            e fertile che sarebbe stata distrutta da un gigantesco asteroide o
            meteorite (che sembra effettivamente sia piombato giù dal cielo
            proprio in quel periodo).
            La
            vicenda di Atlantide e Mu è storia o leggenda e mito? Forse non lo
            sapremo mai, ma negli ultimi decenni vari studiosi hanno trovato
            indizi e tracce di queste civiltà antichissime che
            testimonierebbero la loro effettiva presenza.
            Sotto
            il mare al largo di Cuba, a diverse centinaia di metri di profondità,
            sono state rinvenute intere strade lastricate e grandi mura
            perfettamente scolpite; lo stesso Platone parla di popoli di
            commercianti e navigatori che sarebbero vissuti molti anni prima al
            largo delle coste della Spagna.
            Ritornando
            al continente Mu sappiamo che esso si estendevano in quello che
            oggi è l'oceano pacifico, circa 12.000 anni fa. Non siamo
            completamente certe della sua esistenza, ma ci sono molte possibilità
            che sia così. Tutta la vicenda comincia nel 1868, per parte del
            colonnello Churchward che a quell'epoca si trovava in India dove era
            diventato l'assistente di un Gran Sacerdote e studiava con
            accanimento le iscrizioni di un antico bassorilievo. Traducendo
            varie crittografie, apprese che gli archivi del tempio dove si
            trovava, custodivano molte tavolette di argilla: esse erano state
            redatte dai Naacal (fratelli santi) nella loro terra madre
            scomparsa: il continente Mu.
            Purtroppo
            le tavolette non potevano essere lette poiché erano conservate in
            un involucro di tessuto. Il colonnello però, per mezzo di uno
            stratagemma, riuscì a convincere il Gran Sacerdote a svolgere il
            loro involucro. Evidentemente anche il Gran Sacerdote era curioso di
            leggere le tavolette, se si fece convincere così facilmente. Aprì
            quindi gli involucri e apparvero varie iscrizioni su argilla che
            furono tradotte dal colonnello Churchward. Le tavolette contenevano
            nientemeno che la storia dell'umanità dall'inizio e la storia dello
            sprofondamento, avvenuto 12000 anni fa, del continente Mu.
                                                                                                                                                                                       
            
              
              
                
                  
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                    | 
                       La
                      celebre scultura greco-ibera "Signora di Elche" 
                      fu
                      ritrovata ad Alicante (Spagna) e risalirebbe al 400 
                      a.C.
                      circa. Secondo alcuni studiosi rappresenterebbe 
                      una
                      sacerdotessa di Atlantide.  
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            In
            Messico, nel frattempo, un geologo inglese, un certo William Niven,
            aveva rinvenuto delle tavolette con iscrizioni indecifrabili.
            Churchward, osservate le iscrizioni, disse che erano identiche a
            quelle che egli aveva veduto in quel lontano tempio indiano. E c'era
            di più: il colonnello disse che con la chiave indù era riuscito a
            tradurre due famosi testi maya: il "Codex Cortesianus" e
            il "Manoscritto Troano". Convinto dell'universalità della
            civiltà di Mu, Churchward si mise in giro per il mondo per trovare
            conferme alla sua scoperta.
             
            
              
              
                
                  
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                       In
                      questo Tempio Churchward imparò a tradurre le tavolette
                      Naacal grazie ai pazienti insegnamenti di un sacerdote che
                      per due anni gli insegnò a capire il significato di
                      quegli ideogrammi che troviamo nelle parti più diverse
                      della terra. 
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                       Un
                      esempio delle tavolette di William Niven - il geologo che
                      in territorio messicano scoprì e catalogo oltre 2.600
                      tavolette in pietra le cui iscrizioni erano in un idioma
                      ideogrammatico, che egli riteneva simile a quello delle
                      tavolette Naacal - la croce che si muove è il segno della
                      forza di Dio, della vita in evoluzione 
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            Il
            popolo di Mu avrebbe infatti colonizzato il mondo intero. Si
            chiamava, nella propria lingua, Uighur e avrebbe avuto la capitale
            in Asia, precisamente dove il professore russo Koslov aveva
            scoperto, nel deserto di Gobi, in Cina, a 50 piedi di profondità
            sotto le rovine della città di Khara-Khota, una tomba dipinta,
            vecchia di almeno 18000 anni. In essa vi erano i resti di un re e di
            una regina fregiati, secondo il colonnello Churchward, delle insegne
            di Mu, una M, il Tau ed un cerchio attraversato verticalmente da una
            linea. Un manoscritto scoperto in un antico tempio di Lhasa, in
            Tibet, racconterebbe anch'esso la fine di Mu.
            Inoltre,
            il vasellame trovato a Glozel, in Francia, nel 1925 riprodurrebbe i
            segni e la scrittura di Uighur. L'apogeo di Mu daterebbe da 75000
            anni ma l'impero vero e proprio risalirebbe a 50000 anni fa.
            Il
            colonnello Churchward non ha mai fornito le prove delle sue famose
            tavolette di argilla indù, ma certamente non se l'è inventate.
            Forse la sua teoria non è vera, ma bisogna considerare che quello
            che lui affermava nella seconda metà del XIX secolo si ritrova
            confermata nei ritrovamenti di Glozel (avvenuti 50 anni dopo) e di
            Tiahuanaco. Un altro punto a favore della buona fede del colonnello
            è che egli sperperò la sua fortuna nei giri fatti intorno al mondo
            per trovare una conferma alla sua storia. Forse Mu è un'invenzione
            o forse no. Un giorno forse lo sapremo.
             
             
            Continenti
            sotto il mare?
             
            La
            storia di Atlantide è una storia misteriosa. A parlarci di
            quest'isola fantastica, abitata da una dinastia di principi di
            grande saggezza, è il filosofo greco Platone, in un dialogo
            intitolato Timeo.
             
            
            Mappa
            del mondo, in cui è disegnata la posizione di Atlantide.
            Conservata
            alla Biblioteca Nazionale di Parigi
            
            Platone parla del mare Atlantico e dice:
            "Allora infatti quel mare era navigabile, e davanti a
            quell'imboccatura che, come dite, voi chiamate colonne d'Ercole,
            aveva un'isola, e quest'isola era più grande della Libia e
            dell'Asia messe insieme: partendo da quella era possibile
            raggiungere le altre isole per coloro che allora compivano le
            traversate, e dalle isole a tutto il continente opposto che si
            trovava intorno a quel vero mare. Infatti tutto quanto è compreso
            nei limiti dell'imboccatura di cui ho parlato appare come un porto
            caratterizzato da una stretta entrata: quell'altro mare, invece,
            puoi effettivamente chiamarlo mare e quella terra che interamente lo
            circonda puoi veramente e assai giustamente chiamarla
            continente".
            Platone sembra intendere di essere a conoscenza dell'esistenza del
            continente americano e, prima di esso, di questa grande isola:
            Atlantide. Dice di aver sentito raccontare di Atlantide e che fu il
            Greco Solone il primo a parlare di quest'isola. Ma cosa successe? Il
            filosofo continua così: " In quest'isola di Atlantide vi era
            una grande e meravigliosa dinastia regale che dominava tutta l'isola
            e molte altre isole e parti del continente: inoltre governavano le
            regioni della Libia che sono al di qua dello stretto sino
            all'Egitto, e l'Europa sino alla Tirrenia. Tutta questa potenza tentò
            allora di colonizzare con un solo assalto la nostra regione e ogni
            luogo che si trovasse al di qua dell'imboccatura."
            La "nostra regione" di cui parla Platone è la Grecia, che
            si oppose con coraggio all'invasione del popolo di Atlantide,
            proprio grazie a Solone, che è conosciuto nella storia per essere
            stato un grande politico. E dopo … " avvennero terribili
            terremoti e diluvi, trascorsi un solo giorno e una sola notte
            tremendi, tutto il nostro esercito sprofondò insieme nella terra e
            allo stesso modo l'isola di Atlantide scomparve sprofondando nel
            mare: perciò anche adesso quella parte di mare è impraticabile e
            inesplorata, poiché lo impedisce l'enorme deposito di fango che che
            vi è sul fondo formato dall'isola quando si adagiò sul
            fondale".
            Atlantide, quindi, giace sul fondo del mare, insieme ad altre,
            antiche, civiltà. Sempre Platone, infatti, scrive:
            
            
            
            un tempo vi furono grandi inondazioni, dalle quale ben pochi uomini
            riuscirono a salvarsi. Le città furono completamente rase da tale
            distruzione, gran parte della loro civiltà fu con esse seppellita
            sotto le acque, ed è occorso lunghissimo tempo per ritrovarne la
            traccia … "
            
            P
            Suggerendo non solo che il Diluvio di cui parlano le religioni di
            molte e diverse parti del mondo, tra cui la Bibbia, avvenne davvero,
            ma che altri continenti "mitici", sono sprofondati sotto
            al mare. La teoria non è così ardita come sembra. Solo
            recentemente gli archeologi si stanno dedicando al mare e ai suoi
            segreti. Si stanno trovando tracce di civiltà sprofondate, attorno
            al Giappone, o in Malesia, là dove, ad esempio, indaga il
            giornalista Graham Hancock, ormai specializzatosi in indagini sulle
            civiltà perdute.
            Nel Pacifico, soprattutto, si cerca il continente di Mu, di cui
            venne a conoscenza il colonnello Churchward a metà del 1800,
            durante un suo viaggio in India. Il colonnello sostiene di aver
            letto delle tavolette che contenevano l'intera storia di questo
            continente, sprofondato sotto il mare 12.000 anni fa, dopo che i
            suoi abitanti avevano colonizzato ogni regione del mondo.
            Difficile credergli completamente, ma difficile, anche non essere
            affascinati dall'idea che, al di sotto del mare, si estendano imperi
            che ancora non conosciamo.
             
            Archeologia
            - La piramide nell'oceano
            (di
            Francesca Sereni)
             
            È
            un'enorme struttura di roccia a gradini sommersa dalle acque del
            Pacifico: è opera della natura o la prova dell'esistenza di Mu, il
            continente inghiottito dalle acque ancor prima della mitica
            Atlantide?
             
            Cosa
            succederebbe se scoprissimo che la nostra civiltà, prima ancora di
            esprimersi nelle grandi culture come l'Egitto delle piramidi, la
            Mesopotamia delle ziqqurat o la Cina della Grande Muraglia, era già
            nata in un remoto angolo dell'Oceano Pacifico? Dovremmo riscrivere
            la storia.
            E'
            esattamente quello che potrebbe accadere se la misteriosa struttura
            scoperta sui fondali di Yonaguni, l'ultima isola delle Ryukyu,
            l'arcipelago più a Sud del Giappone, si rivelasse la più antica
            costruzione dell'uomo. Si troverebbero le prove dell'esistenza del
            leggendario Mu, un enorme continente inabissatosi nell'Oceano
            Pacifico. Una seconda Atlantide, dopo quella, altrettanto
            misteriosa, collocata nell'Oceano Atlantico. Un mitico continente Il
            mito di Mu è stato tramandato da James Churchward, un colonnello
            inglese a lungo distaccato in oriente dall'Impero coloniale
            britannico. Nel 1868 il colonnello affermò di essere entrato in
            possesso di alcune tavolette di argilla per secoli abbandonate in un
            remoto monastero orientale, che recavano incisa, in una scrittura
            misteriosa, la storia di questo continente. Secondo le tavolette, Mu
            era un immenso continente dove circa 50 milioni di anni fa avrebbe
            avuto origine la vita. Il popolo di Mu adorava il Sole, di cui il re
            era diretta emanazione, e avrebbe colonizzato tutto il mondo,
            affidando ogni paese a un sovrano "figlio del Sole". Una
            civiltà operosa e prospera che sarebbe perita all'improvviso nel
            periodo di massimo splendore: circa 25mila anni fa, infatti,
            violentissimi terremoti e maremoti si sarebbero abbattuti su questa
            terra facendola sprofondare negli abissi. Per i successivi
            cinquant'anni Churchward si dedicò alla decifrazione delle
            tavolette e a viaggi intorno al mondo per raccogliere tutte le
            informazioni possibili su questa presunta culla della civiltà
            umana. Ma senza successo. Finchè quasi cento anni dopo, nel 1985,
            il giapponese Kikachiro Aratake, una guida subacquea di Yonaguni,
            durante un'immersione a circa 150 metri al largo dell'isola, fece la
            sensazionale scoperta: un'enorme struttura di pietra, dall'aspetto
            simile a una piramide, che si ergeva a una profondità di 25 metri.
            Yonaguni è situata molto più a Ovest rispetto alla zona dove
            Churchward aveva localizzato Mu, ma potrebbe comunque essere un
            primo indizio. La scalinata sommersa "Nuotavo spinto dalla
            corrente quando improvvisamente mi si parò davanti una ripida
            parete di pietra", ricorda Aratake. "Dovetti aggrapparmi
            con le mani alla roccia per costeggiare la struttura e non essere
            spinto lontano. Dopo la lunga passeggiata subacquea mi ritrovai di
            fronte a uno spettacolo da mozzare il fiato: la facciata era
            percorsa da scalinate, ognuna delle quali conduceva a terrazzamenti
            su vari livelli, in un insieme irregolare, ma continuo fino alla
            cima. La costruzione era così perfetta che mi aspettavo da un
            momento all'altro di vedere qualcuno uscirne. Ma gli unici abitanti
            erano i pesci che nuotavano intorno a me, e il silenzio del luogo
            era rotto solo dal battito del mio cuore". La notizia del
            ritrovamento fu divulgata alla comunità scientifica nel 1986 e solo
            dal 1990 la zona fu dichiarata sito archeologico ufficiale. Ma cosa
            rappresenta questa sorta di piramide? Come e quando è stata
            sommersa? è davvero opera dell'uomo o è uno scherzo della natura?
            Newton lo ha chiesto a Ma-saaki Kimura, docente di Oceano-grafia
            all'Università delle Ryukyu e "padre accademico" del
            sito.
            "L'irregolarità
            e le dimensioni della struttura hanno reso difficile ricostruirne
            l'aspetto d'insieme", esordisce lo studioso. "E avverse
            condizioni ambientali (come il kuroshio, la forte corrente calda del
            Pacifico, e i monsoni che impediscono le immersioni per molti mesi
            l'anno) hanno rallentato le operazioni. Finalmente", aggiunge
            Kimura, "siamo riusciti a misurare la struttura: è un unico
            enorme blocco di roccia lungo 200 metri, largo 150 e alto circa 20.
            Per stabilire a che epoca risalga dobbiamo ancora fare analisi. La
            completa sommersione del luogo sarebbe stata causata
            dall'innalzamento del livello del mare in seguito all'ultima
            glaciazione, cioè almeno 9-10.000 anni fa, ma è anche plausibile
            che si tratti di una costruzione più recente, realizzata tra il
            4000 e il 400 avanti Cristo". Visita subacquea guidata Quando
            Kimura inizia a descrivere il "suo" palazzo, sembra quasi
            di nuotare tra le parti più importanti della struttura. "La
            prima cosa che si nota nella sezione inferiore è un corridoio che
            si sviluppa lungo l'intero perimetro e che descrive, nell'estremità
            occidentale, una curva perfetta intorno alla parete", racconta
            l'esperto. "Dalla facciata Sud, quella principale, partono le
            scalinate che portano alla zona dei terrazzamenti (a Ovest) e a
            quella che abbiamo definito "sacra" (a Est)". Le
            scale, con gradini ben delineati e piuttosto alti, sono uno dei
            punti sui quali Kimura subisce più spesso gli attacchi dei
            sostenitori della tesi per la quale saremmo di fronte all'opera
            della natura e non dell'uomo. "Senza dubbio i gradini di alcune
            scalinate sono alti, alcuni arrivano persino a un metro, tanto da
            risultare poco agibili per l'uomo. Obiezione alla quale io ribatto
            che su cinque scalinate, ben tre sono "a misura di passo
            umano", perfettamente percorribili". Ma non è questa
            l'unica prova a favore dell'ipotesi che la costruzione sia opera
            dell'uomo, secondo l'oceanografo giapponese. "La piramide è un
            monolito, cioè un unico blocco di pietra, ma durante le analisi
            abbiamo trovato numerose pietre aggiuntive di diverse forme e
            dimensioni", spiega Kimura. "Quelle squadrate, concentrate
            solo nelle vicinanze della piramide, sembrano frammenti derivanti
            dai processi di lavorazione della struttura (per esempio l'intaglio
            delle terrazze e delle scale). Le pietre rotonde, invece, potrebbero
            far parte di un rudimentale sistema per drenare l'acqua piovana. Si
            trovano, infatti, concentrate solo vicino a solchi scolpiti sulle
            superfici di roccia, che probabilmente fungevano da grondaie".
            Benvenuti
            nel luogo sacro Salendo le scale a Est si accede alla sezione più
            alta, quella che Kimura definisce "sacra". In questo lato
            sono stati trovati una serie di curiosi reperti, di cui, però,
            ancora non si conoscono le funzioni. "Prima di tutto una
            "scultura" simile a un uccello di pietra, poi una sorta di
            "vasca" dal profilo triangolare scavata nella
            roccia", descrive con entusiasmo lo studioso. "Infine, un
            blocco di roccia scolpito a forma di tartaruga che richiama le
            cosiddette kamekobaka (letteralmente "tombe a guscio di
            tartaruga"), ritrovate anche a Okinawa, la principale isola
            dell'arcipelago delle Ryukyu". A Nord, al centro di un'ampia
            pedana, si trova il vero oggetto di culto: una sorta di dolmen
            formato da una roccia orizzontale di 3 metri per 3, sostenuta da due
            pietre circolari più piccole. Poco lontano dal tempio è stato
            trovato un altro strano reperto: un megalite simile alle famose
            sculture dell'Isola di Pasqua, i Moai. "Si tratta di una grande
            roccia ovoidale con una serie di intagli nella parte superiore che
            sembrano tracciare un volto", racconta Kimura. "Nelle
            fessure orizzontali che corrispondono agli occhi sono incastrate due
            pietre che potrebbero rappresentare le pupille". A conferma
            dell'ipotesi che si tratti di un tempio edificato dall'uomo, Kimura
            rileva una notevole vicinanza del monumento al Tropico del Cancro.
            "Questa precisa collocazione geografica, secondo me, potrebbe
            indicare che gli antichi "costruttori" avevano precise
            cognizioni astronomiche". Ma chi ha eretto questa
            "piramide"? Kimura non si sbilancia. "L'ipotesi più
            plausibile è che sia opera di una popolazione arrivata dalle coste
            dell'Asia Sudorientale seguendo le rotte delle grandi migrazioni
            preistoriche", spiega il professore. Tuttavia, per quanto
            riguarda il tipo di civiltà degli uomini che realizzarono l'impresa
            non si sa molto. "I reperti fanno ipotizzare un'organizzazione
            sociale con uno sviluppo tecnologico avanzato: questa misteriosa
            popolazione doveva essere in grado di realizzare lavori edili su
            grande scala, oggetti di pietra e incisioni su roccia, che
            potrebbero rivelarsi i segni di un sistema di scrittura pittografica".
            Alcune incisioni ritrovate nel sito di Yonaguni, infatti, sono molto
            simili a quelle di una stele conservata al museo di Okinawa, la
            principale isola delle Ryukyu, e non ancora datata né decifrata.
            "Uno dei simboli di questa stele" sottolinea Kimura,
            "sembra un tempio sommerso. Se così fosse, potrebbe indicare
            che la struttura era già scomparsa ai tempi della stele". Il
            racconto dagli abissi Tanti sono ancora i misteri che avvolgono
            Yonaguni. E ci vorrà ancora tempo per stabilire se il
            "tempio" è la prova che il colonnello Churchward cercò
            per una vita. "Non so se sia la prova decisiva dell'esistenza
            del mitico continente Mu", conclude Kimura. "Di certo su
            questa roccia è incisa una pagina importante di storia. Dobbiamo
            solo imparare a leggerla".
             
            
            
              
              
                | Libri in esposizione | 
                Prima esposizione di libri del
                  "Fondo" in Palazzo Ubaldini con visione delle schede
                  delle pubblicazioni | 
              
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                ingrandimenti di carte geografiche che
                  ricostruiscono il sito di Atlantide | 
              
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