"Atlantis.
            Indagine
            bibliografica dalle fonti di Platone fino agli scrittori moderni e le
            ipotetiche ricostruzioni cartografiche"
              a cura di
            Ernesto Paleani.. 
 
            
            LA
            TRADIZIONE TESTUALE DEL TIMEO
            
            
            Il Timeo è stato trasmesso,
            con gli altri dialoghi di Platone, in un corpus organizzato
            secondo l’ordinamento tetralogico (nove gruppi di quattro per
            complessivi 36 dialoghi, alcuni dei quali giudicati non autentici
            dalla critica moderna). Il Timeo occupa il 3°
            posto (dopo la Repubblica) dell’VIII tetralogia.
            L’origine del corpus che ci
            è illustrato nella sua composizione da Diogene Laerzio (sec. III
            d.C.) sembra risalire alla tradizione accademica, più precisamente
            all’Accademia di mezzo (metà del sec. III
            a.C.). Si discute se sia stata allestita una vera edizione
            con la funzione di proteggere il lascito platonico dagli attacchi
            strumentali delle altre scuole filosofiche. I papiri platonici di età
            tolemaica del Lachete e del Fedone, pur nel loro stato
            frammentario, hanno portato nuova luce sulla prima fase della
            circolazione del testo platonico. I molto più numerosi papiri di età
            romana e i testimoni della tradizione indiretta, da Cicerone (che
            traduce il Timeo e lo cita più volte accanto ad altri
            dialoghi) fino a Stobeo (che nella tarda antichità raccoglie in
            un’antologia vari excerpta di poeti e prosatori) consentono
            di confrontare utilmente il testo con quello dei codici medievali.
            Nel sec. IV d.C. la fondazione della Biblioteca di Costantinopoli ad
            opera di Costanzo II (357) segna una tappa importante nella storia
            del testo in quanto promuove la confezione di nuovi esemplari nella
            forma del codice, capace di ospitare un contenuto testuale ben più
            ampio dei rotoli di papiro. Il corpus tetralogico di Platone
            per la sua mole viene diviso in due tomi (tetralogie I-VII e VIII-IX).
            L’attività esegetica a Platone,
            iniziata già in età ellenistica, conosce un periodo di particolare
            fioritura nella tarda antichità, nella scuola neoplatonica di Atene
            (è conservato il commento al Timeo di Proclo) e alessandrina
            (Olimpiodoro). I più antichi manoscritti di Platone risalgono al
            sec. IX (l’età del primo Umanesimo bizantino in cui i testi degli
            autori greci vengono copiati nella scrittura libraria ‘minuscola’):
            il Parigino gr. 1807 che contiene il secondo tomo dell’opera
            completa di Platone, quindi anche il Timeo, il Bodleiano
            Clarkiano 39 contenente le prime sei tetralogie, il Vaticano gr. 1
            (che è complementare al Bodleiano).
            Vengono
            poi in successione cronologica altri testimoni ‘primari’: il
            Vaticano Palatino gr. 173 (sec. X), il Tubingense gr. Mb 4 e il
            Vindobonense Phil. Gr. 7 (sec. XI), il Marciano gr. 185 (sec. XII).
            Alcuni di questi codici, che daranno vita ad una ricca tradizione
            successiva con una catena di copie, presentano il testo coronato da
            scoli marginali, frutto dello spoglio e della selezione di varie
            opere esegetiche precedenti (in particolare dei commenti
            neoplatonici).
            
            
            Platone continua ad essere trascritto
            nel tempo in diversi ambienti culturali; un punto nodale della
            tradizione bizantina è la cosiddetta rinascenza dei Paleologi (fine
            sec. XIII, inizio sec. XIV) che fa seguito a un periodo di stasi
            culturale: ora si cercano nuove fonti testuali, si mettono in
            cantiere ‘edizioni’ degli autori antichi, utilizzando i
            manoscritti conosciuti e spesso contaminandoli. Tra le memorie
            testuali molto antiche felicemente recuperate c’è quella che poi
            ha dato origine al Vindobonense Suppl.Gr. 39 che contiene una scelta
            di dialoghi tra i quali il Timeo, con sensibili varianti
            rispetto alle altre fonti. All’inizio del sec. XIV a
            Costantinopoli vengono confezionati due grossi manoscritti, ognuno
            con l’intero corpus platonico, arricchito da vari scritti
            introduttivi alla lettura di Platone. Uno di questi manoscritti (il
            Laurenziano 85,9), portato a Firenze al tempo del Concilio del 1438,
            è stato riconosciuto come la principale fonte greca della
            traduzione di Marsilio Ficino che fu pubblicata nel 1484 e fece
            conoscere all’Occidente latino l’opera platonica ben prima che
            il testo fosse stampato in greco (l’editio princeps aldina
            è solo del 1513). L’Occidente aveva già conosciuto alcuni
            dialoghi in versione latina: il Menone e il Fedone latini
            (noti anche al Petrarca) erano stati tradotti nella Sicilia
            normanna, nel sec. XII, da Enrico Aristippo; la conoscenza del Timeo
            si deve invece nell’intero arco del MedioEvo alla traduzione
            (fino a 53b) e al Commento di Calcidio (sec. IV) che ha avuto grande
            fortuna fino al primo Umanesimo, all’età della ‘riscoperta’
            di Platone.
            Bibliografia
            selettiva
            
            
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            superstiti. I filosofi, in Lo spazio letterario della Grecia
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            Corpus dei papiri filosofici greci
            e latini (CPF). Testi e lessico nei papiri di cultura greca e
            latina, Parte I, vol. 1*** (Platonis fragmenta), Firenze
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            platonici e filologia filosofica, in La Letteratura
            pseudepigrafa nella cultura greca e romana, Atti di un Incontro
            di studi Napoli, 15-17 Gennaio 1998, A.I.O.N. sezione
            filologico-letteraria 22 (2000), pp. 453-511
            Introduzione a Platonis Respublica,
            recognovit brevique adnotatione critica instruxit S.R. Slings,
            Oxonii 2003
            a cura di Antonio Carlini
            
            
            
            
            
              
              
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                Prima esposizione di libri del
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