"Atlantis.
            Indagine
            bibliografica dalle fonti di Platone fino agli scrittori moderni e le
            ipotetiche ricostruzioni cartografiche"
              a cura di
            Ernesto Paleani.. 
 
            
            Il
            primo editore del Timeo è un certo Crantore
            vissuto nel
            300 a.C. il quale si schiera totalmente dalla parte di Platone,
            suggerendo l’idea che tutto il resoconto sia assoluta verità nei
            minimi particolari; Crantore addirittura promuove un’indagine in
            Egitto per controllare la veridicità delle fonti e ribadisce che al
            tempo, l’episodio era ancora custodito in forma scritta su alcuni
            “pilastri”.
             
            
            Testo dal TIMEO
             ......
            
            
            CRIZIA
            Sì, bisogna fare così, se anche Timeo, il nostro terzo compagno,
            è d'accordo.
            
            
            
            
            TIMEO
            Sono d'accordo.
             
            
            
            
            CRIZIA Ascolta
            dunque, Socrate, un racconto piuttosto strano, ma assolutamente
            vero, come disse una volta Solone, il più sapiente dei Sette. Egli
            era parente e intimo amico del nostro bisnonno Dropide, come ricorda
            lui stesso più volte nei suoi versi. A mio nonno Crizia raccontò
            dunque, e il vecchio a sua volta narrò a noi, che grandi e
            straordinarie imprese compiute anticamente da questa città erano
            state cancellate dal tempo e dalla morte degli uomini; e fra quelle
            ce n'è una, la più grande di tutte, che forse è giusto ricordare
            per contraccambiare te e per elogiare in modo veramente degno la dea
            nel giorno della sua festa pubblica come cantando un inno.
            
            
            
            
            SOCRATE
            Hai ragione. Ma qual è, insomma, questa antica impresa che Crizia
            raccontava per averla udita da Solone non come un'invenzione ma come
            effettivamente compiuta da questa città?
            
            
            
            
            CRIZIA
            Te la dirò, secondo il racconto che udii da un uomo non più
            giovane. Infatti Crizia era allora, come diceva lui, più o meno sui
            novant'anni, mentre io ne avevo al massimo dieci. Era il giorno
            Cureotide delle Apaturie. E avvenne anche allora quello che di
            solito succede ai ragazzi in quella festa: i nostri padri
            organizzarono per noi gare e premi di declamazione poetica. Si
            recitarono molte poesie di molti poeti, e poiché a quel tempo erano
            ancora una novità, molti di noi ragazzi cantarono le poesie di
            Solone. Uno della nostra tribù, sia che questa fosse allora proprio
            la sua opinione, sia che volesse far piacere a Crizia, disse che a
            suo parere Solone, sapientissimo nelle altre cose, era stato anche
            il più nobile fra tutti i poeti. Il vecchio, me lo ricordo
            benissimo, ne fu molto contento e, sorridendo, rispose: «Se però,
            Aminandro, egli non avesse coltivato la poesia per passatempo e vi
            si fosse dedicato seriamente come fecero altri, e avesse concluso il
            racconto che aveva portato qui dall'Egitto e non fosse stato
            costretto a trascurarlo a causa delle lotte civili e di altre
            disgrazie che trovò al suo ritorno qui, a mio parere né Esiodo né
            Omero né alcun altro poeta sarebbe diventato più illustre di lui».
            «Ma qual era questo racconto, Crizia?» chiese il ragazzo. «Riguardava»
            rispose il vecchio «l'impresa più importante e più degna di
            diventare famosa che la nostra città avesse mai compiuto, sebbene
            non sia giunta a noi per il tempo trascorso e per la morte di coloro
            che l'avevano compiuta.» «Racconta fin dal principio» disse il
            ragazzo «che cosa avvenne, e come e da chi Solone l'apprese come un
            fatto vero.»
            
            «C'è in Egitto,» cominciò lui «nel Delta, là dove al vertice
            si divide il corso del Nilo, la provincia detta Saitica, e di questa
            provincia è capitale Sais: da lì provenne anche il re Amasi.
            Secondo gli abitanti, fondatrice di quella città fu una dea, che in
            egiziano si chiama Neith, e in greco, come dicono loro, Atena:
            infatti essi sono molto amici degli Ateniesi e si vantano di essere,
            in un certo senso, nostri parenti. Solone dunque raccontava che, non
            appena arrivato lì, ricevette grandi onori presso di loro e,
            informandosi una volta delle tradizioni antiche dai sacerdoti più
            dotti in queste cose, scoprì che né egli stesso né alcun altro
            greco sapeva praticamente nulla di tutto ciò. E un giorno, volendo
            indurii a parlare dei fatti antichi, si mise a raccontare la storia
            per noi più antica, le vicende di Foraneo, che si considera il
            primo uomo, e di Niobe, e narrò come dopo il diluvio sopravvissero
            Deucalione e Pirra, ed espose la loro discendenza, tentando di
            contare quanti anni fossero passati dagli avvenimenti che
            raccontava e di datarli. Ma uno di quei sacerdoti, che era molto
            anziano, disse: "Solone, voi Greci siete sempre ragazzi, un
            vecchio fra i Greci non esiste!". All'udire queste parole, egli
            chiese: "Ma che vuoi dire?". "Siete tutti
            spiritualmente giovani," rispose "perché nelle vostre
            menti non avete nessuna antica opinione formatasi per lunga
            tradizione e nessuna conoscenza incanutita dal tempo. E il motivo è
            questo: avvennero e avverranno ancora per l'umanità molte
            distruzioni in molti modi, le più grandi con il fuoco e l'acqua, e
            altre minori per infinite altre cause. Quel fatto che si racconta
            anche fra voi, ossia che un tempo Fetonte, figlio di Elios, dopo
            avere aggiogato il cocchio di suo padre, non fu capace di guidarlo
            sulla via tracciata dal padre e per questo bruciò le regioni
            terrestri e morì lui stesso folgorato, viene narrato in forma
            mitica; ma la verità è la deviazione dei corpi che girano in cielo
            intorno alla terra e la combustione, a grandi intervalli di tempo,
            delle regioni terrestri per una sovrabbondanza di fuoco. In quei
            momenti, chi abita sui monti e in luoghi alti e aridi è esposto
            alla morte più di quelli che abitano presso i fiumi e il mare: per
            noi il Nilo è provvidenziale per molti aspetti, e straripando ci
            libera anche in quelle circostanze da questo inconveniente. Quando
            invece gli dei inondano la terra per purificarla con le acque, i
            pastori e i mandriani si mettono in salvo sui monti, ma gli abitanti
            delle vostre città vengono trascinati in mare dai fiumi. Qui,
            invece, né allora né mai l'acqua scende dall'alto verso le
            pianure, ma al contrario di solito scaturisce tutta dal profondo
            della terra. Perciò anche per questi motivi si sono conservate le
            nostre tradizioni antichissime. Ma, in verità, dovunque non ci sia
            un freddo eccessivo né un terribile caldo a impedirlo, ci sono
            esseri umani, ora più ora meno. E quanto accade fra voi o qui o
            altrove, di cui noi abbiamo avuto notizia, purché sia un
            avvenimento bello o grande o comunque insolito, fin dai tempi
            antichi si trova tutto registrato e conservato qui nei templi.
            Invece fra voi e fra gli altri popoli, non appena organizzate un
            poco le cose di volta in volta con la scrittura e con quanto occorre
            alle città, ecco che di nuovo, a intervalli regolari, come una
            malattia si abbatte su di voi un diluvio dal cielo, e lascia
            sopravvivere solo quelli di voi che sono analfabeti e incolti, sicché
            ogni volta ritornate da capo giovani, per così dire, senza sapere
            nulla di quanto avvenne anticamente né qui né fra voi. Dunque,
            Solone, le genealogie che tu ci hai narrato sulla vostra storia sono
            ben poco diverse dalle favole dei bambini, dato che voi in primo
            luogo vi ricordate di un solo diluvio terrestre, mentre prima ce
            n'erano stati già molti, e inoltre non sapete che la razza umana più
            bella e migliore visse proprio fra voi, nella vostra terra, e da
            essa discendete tu e tutta la vostra cittadinanza attuale, essendone
            rimasto allora un piccolo seme; ma tutto questo vi sfugge, perché
            per molte generazioni i sopravvissuti sono morti senza avere
            conosciuto la scrittura. Allora infatti, Solone, prima della
            distruzione grandissima provocata dalle acque, la città che ora si
            chiama Atene era fortissima nelle armi come in tutto il resto, e
            straordinariamente ben governata; ecco perché si dice che da essa
            provennero le più belle imprese e i migliori ordinamenti fra tutti
            quelli di cui sotto il cielo noi abbiamo avuto notizia."«Solone
            disse che, all'udire tali parole, si meravigliò e provò un
            grandissimo desiderio di chiedere ai sacerdoti di spiegargli per
            filo e per segno tutto quanto riguardasse i suoi antichi
            concittadini. E il sacerdote gli rispose: "Niente lo vieta,
            Solone, anzi te lo racconterò in onor tuo e della vostra città, ma
            soprattutto della divinità che ha avuto in sorte, ha allevato e
            istruito la vostra città e questa nostra; anzi la vostra è più
            antica di mille anni, perché ricevette il vostro seme da Gea e da
            Efesto, mentre la nostra è più 
            
            recente e, da quando fu fondata e organizzata, secondo le nostre
            scritture sacre sono passati ottomila anni. Dunque ti spiegherò
            brevemente le leggi dei vostri concittadini di novemila anni fa, e
            la più bella delle imprese che essi realizzarono; un'altra volta,
            quando avremo tempo, prenderemo anche i nostri libri e parleremo di
            tutto nei particolari e ordinatamente. Esamina dunque le vostre
            leggi in rapporto a queste. Qui, infatti, troverai ora molti esempi
            delle leggi che allora c'erano da voi: innanzitutto la casta
            sacerdotale ben distinta dalle altre, poi la classe degli artigiani,
            dedite ciascuna alla propria attività senza mescolarsi ad
            alcun'altra, poi quella dei pastori, dei cacciatori e dei contadini.
            E ti sarai accorto che anche la classe dei guerrieri qui è separata
            da tutte le altre, e che a essa la legge ha imposto di non occuparsi
            di nulla se non delle cose di guerra. Inoltre la foggia del loro
            armamento, fatto di scudi e di lance, di cui noi siamo stati i primi
            fra i popoli d'Asia ad armarci, la dea l'ha rivelata a noi come a
            voi per primi in quelle vostre località. E, per quanto concerne
            l'attività intellettuale, tu vedi quanta cura abbia messo qui la
            legge subito fin dall'inizio per la sua organizzazione, e come abbia
            scoperto tutto, anche la divinazione e la medicina per il benessere
            fisico dell'umanità, da questi principi divini fino alle loro
            applicazioni umane, acquisendo anche tutte le altre cognizioni che
            derivano da queste.«Certo, tutto questo ordinamento ben organizzato
            la dea allora lo diede a voi per primi, quando scelse per la
            fondazione della vostra città il luogo in cui voi nasceste,
            rendendosi conto che il felice equilibrio delle sue stagioni avrebbe
            prodotto uomini quanto mai intelligenti; essendo dunque amante della
            guerra e della sapienza, la dea scelse il luogo capace di generare
            gli uomini più confacenti a lei, e lo popolò per primo. Voi
            l'abitavate servendovi di tali leggi e governandovi ancora meglio di
            noi e vincendo tutti gli uomini in ogni virtù, com'era logico per
            creature e alunni degli dei.«Molte dunque e grandi sono le imprese
            registrate qui che di voi si ammirano; ma ce n'è una che le supera
            tutte per importanza e valore. Dicono infatti i nostri testi che la
            vostra città arrestò un enorme esercito, che con prepotenza stava
            avanzando contro tutta l'Europa e l'Asia insieme, proveniente da
            fuori, dal mare Atlantico: allora infatti quel mare era navigabile,
            perché c'era un'isola di fronte allo stretto chiamato (come dite
            voi) Colonne d'Eracle. Quell'isola era più ampia della Libia e
            dell'Asia messe insieme; e da essa i naviganti di quel tempo
            potevano passare sulle altre isole, e da esse su tutto il continente
            opposto intorno a quello che allora era un vero e proprio mare.
            Infatti, tutto quanto si trova al di qua dell'imboccatura di cui
            stiamo parlando, sembra un porto con una foce stretta; ma di là c'è
            veramente il mare, e la terra-ferma che lo circonda si potrebbe
            perfettamente considerare un continente. In quest'isola di Atlantide
            si era formata una grande e straordinaria monarchia, che dominava
            tutta l'isola e anche molte altre isole e regioni del continente;
            inoltre governava, da questa parte dello stretto, la Libia fino
            all'Egitto, e l'Europa fino alla Tirrenia. Questa potenza
            dunque, concentrate tutte le sue forze, si accinse un tempo ad
            asservire d'un sol colpo la vostra e la nostra terra e tutta la
            regione al di qua dello stretto. Proprio in quel tempo, Solone, la
            potenza della vostra città divenne famosa fra tutti gli uomini per
            valore e forza. Sopravanzando infatti tutti quanti nella generosità
            e nelle arti belliche, prima a capo dei Greci, poi inevitabilmente
            da sola, perché gli altri si erano ritirati, pur essendo giunta
            all'estremo pericolo riuscì a sconfiggere gli invasori e a
            trionfare su di loro, e impedì che fossero fatti schiavi coloro che
            non erano ancora mai stati asserviti, mentre diede generosamente la
            libertà a tutti noi, che abitiamo al di qua dei confini di Eracle.«Ma
            in seguito si verificarono immensi terremoti e cataclismi, al
            sopraggiungere di un sol giorno e di una sola notte terribili, in
            cui il vostro esercito fu inghiottito tutto quanto dalla terra, e
            anche l'isola di Atlantide s'inabissò nel mare e sparì: ecco perché,
            anche ora, quel mare risulta ormai inaccessibile e inesplorabile,
            essendoci l'ostacolo del fango dei bassifondi che l'isola depositò
            inabissandosi.» 
            Ora, Socrate, hai udito, in breve, il racconto del vecchio Crizia
            quale egli lo ascoltò da Solone. E mentre tu ieri stavi parlando
            dello Stato e degli uomini che dicevi, io mi stupivo ricordandomi
            proprio di ciò che sto dicendo ora e comprendendo quanto
            meravigliosamente, per un puro caso provvidenziale, la maggior parte
            delle tue parole collimasse con quelle pronunciate da Solone.
            Tuttavia non ho voluto dirlo subito, perché il tempo trascorso me
            le aveva fatte in parte dimenticare. Pensai dunque di dovere, prima
            di parlare, riflettere su tutto io stesso. Per questo ieri ho
            acconsentito subito al tuo invito, ritenendo di potercela cavare
            abbastanza bene in ciò che in tutte queste faccende è la difficoltà
            maggiore, ossia nel trovare un racconto conforme alle intenzioni.
            Così, come disse lui, ieri, non appena uscito di qui, riferii
            subito a memoria a loro quelle parole, e poi, ripensandoci la notte,
            mi è ritornato alla mente quasi tutto: tanto è vero, come si dice,
            che quello che abbiamo imparato da bambini lascia in noi un'impronta
            straordinaria! Infatti, ciò che ho ascoltato ieri, non so se potrei
            ricordarmelo ancora tutto; ma questo racconto, che pure ho sentito
            molto tempo fa, mi meraviglierei proprio se mi fosse sfuggito.
            Allora lo ascoltavo con grande piacere e divertimento, e il vecchio
            me lo insegnava con passione, perché io gli facevo molte domande,
            sicché mi sono rimaste quasi le tracce di un encausto indelebile. E
            anche a costoro raccontai quelle parole subito fin da questa
            mattina, affinchè disponessero di molti discorsi proprio come me.
            Ordunque, sono pronto a parlare di queste cose, o Socrate — ed è
            questo lo scopo per cui tutto ciò è stato detto —, non solo per
            sommi capi, ma punto per punto come le ho udite. I cittadini e lo
            Stato che tu ieri ci hai descritti come in una finzione, ora li
            trasferiremo in questa realtà, e presupporremo che quello Stato sia
            questo, e diremo che i cittadini a cui tu pensavi erano davvero i
            nostri antenati di cui parlava il sacerdote. Si adatteranno
            perfettamente, e noi non erreremo dicendo che proprio quelli erano
            gli uomini vivi a quei tempi. Distribuendoci le parti, tutti insieme
            tenteremo, nei limiti del possibile, di portare a termine il compito
            che ci hai proposto. Occorre però esaminare, Socrate, se questa
            nostra tesi sia ragionevole, o se dobbiamo sostituirla con
            qualcun'altra.
            
            
            SOCRATE
            Ma quale potremmo prendere, Crizia, al posto di questa, che per la
            sua affinità si addice particolarmente alla festa attuale in onore
            della dea, ed è importante soprattutto perché non è un'invenzione
            ma un fatto storico? Infatti come e dove troveremo altri temi, se
            scarteremo questi? No, è impossibile; ma ora a voi conviene parlare
            con buona fortuna, e a me stare tranquillo ad ascoltarvi, in cambio
            di quanto ho detto ieri!......
            
             
            
            
              
              
                | Libri in esposizione | 
                Prima esposizione di libri del
                  "Fondo" in Palazzo Ubaldini con visione delle schede
                  delle pubblicazioni | 
              
                | Cdrom e DVD | 
                Cdrom e DVD home video | 
              
                | ricostruzioni cartografiche
                  estratte dai libri esposti | 
                ingrandimenti di carte geografiche che
                  ricostruiscono il sito di Atlantide | 
              
                 | 
              
                | 
                   PALAZZO UBALDINI  | 
              
                | 
                   Sede del Centro
                  internazionale di studi geocartografici storici laboratorio di
                  ricerca iscritto al MIUR dell'Editore Ernesto Paleani  |