"Atlantis.
            Indagine
            bibliografica dalle fonti di Platone fino agli scrittori moderni e le
            ipotetiche ricostruzioni cartografiche"
              a cura di
            Ernesto Paleani.. 
 
             Crantore
            Crantore
            nacque nel 330 a.C. a Soli, in Cicilia.
            Discepolo
            di Senocrate e compagno di scuola di Polemone, egli riprese la
            componente «fisica», scrivendo un commentario al Timeo e
            sostenendo l’idea, già vista in Senocrate, secondo cui il
            racconto della formazione del mondo da parte del Demiurgo andrebbe
            inteso solo come espressione immaginifica avente «scopo didattico»,
            e quindi non in senso letterale.
            La
            generazione dell’anima e del mondo sarebbe da interpretarsi non in
            senso cronologico, ma in senso metatemporale: essa illustrerebbe non
            altro che la struttura ontologica dell’una e dell’altro.
            Crantore
            rielaborò inoltre la dottrina relativa alla tavola dei valori,
            includendovi anche il piacere: al primo posto pose la virtù, al
            secondo la salute, al terzo il piacere e al quarto la ricchezza. In
            questa rivalutazione del piacere si fece sentire l’influenza
            epicurea.
            Del
            filosofo va ancora menzionato lo scritto Sul dolore, che
            inaugurò il genere letterario delle «consolazioni». In esso egli
            probabilmente analizzava il senso del dolore fisico e spirituale. E
            anche questo era del tutto in sintonia con lo spirito dei nuovi
            tempi.
            Infine,
            contro la posizione stoica, Crantore respinse nettamente la dottrina
            dell’«apatia», e sostenne invece la dottrina della «moderazione
            delle passioni» o «metriopatia»:
             
            
              “Non
              siamo fatti di pietra, noi: anzi, abbiamo nell’anima un non so
              che di costituzionalmente tenero e sensibile, qualche cosa che il
              dolore riesce a scuotere come se fosse una tempesta. E non sbaglia
              Crantore, che fu una delle figure più illustri della nostra
              Accademia, a dire: «io non sono affatto d’accordo con quelli
              che tanto elogiano questa non meglio precisata insensibilità, che
              non può esistere e non deve. Io m’auguro di non star mai male,
              questo sì; ma se proprio dovessi, ebbene, voglio conservare la
              sensibilità, qualunque sia l’operazione o il taglio a cui mi
              debba sottoporre. Perché l’immunità dal dolore non si ottiene
              se non pagando un prezzo assai alto: l’abbruttimento
              dell’anima, e la paralisi del corpo»”. (Cicerone, Tusc.
              Disput., 111, 6, 12)
            
             
            Crantore
            morì nel 270 a.C.
            
            
            
            A cura di Marco
            Machiorletti
             
            
            
              
              
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